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Albrecht Altdorfer, «Due cavalieri in un bosco», Pandolfini 13 novembre 2024, stima 1.000-1.500 €, venduto a 363.800 € (particolare)

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Albrecht Altdorfer, «Due cavalieri in un bosco», Pandolfini 13 novembre 2024, stima 1.000-1.500 €, venduto a 363.800 € (particolare)

Old Master: quando agisce la «mano invisibile» del mercato

Anche se non siamo esattamente consapevoli di ciò che possediamo, il mercato dell’arte ci aiuta a individuare il suo giusto valore. A contribuire influiscono rarità e stato di conservazione dell’opera, con qualche sorpresa imprevedibile

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Simone Facchinetti

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Le vendite all’asta sono una cosa buona e giusta, innanzitutto perché sono democratiche. Non vince mai solo chi ha più soldi, ma anche chi ha più cervello, gusto e occhio, tutte qualità di cui il genere umano è solitamente provvisto. Le aste si possono paragonare alle gare non competitive in cui tutti hanno qualche chance, compresa l’ignara nonnina che teneva, a sua insaputa, un Cimabue nel tinello, come è capitato qualche anno fa nel nord della Francia (ora la tavola sta appesa al Louvre ed è costata 24 milioni di euro). Anche se non siamo esattamente consapevoli di ciò che possediamo il mercato dell’arte ci aiuta a individuare il suo giusto valore. 

Qualche mese fa è accaduta la vicenda che vi sto per raccontare: un curioso omino è uscito di casa con un quadro nella valigia perché voleva sbarazzarsene, dato che gli occupava spazio. Non aveva la minima idea di chi fosse e di quanto valesse. È arrivato in una casa d’aste e improvvisamente si sono accese le sirene ed è scattato l’allarme. Sono stati chiamati i maggiori esperti del settore e hanno decretato l’importanza nazionale dell’opera. Attualmente è in vendita, in trattativa privata, per 100 milioni di euro. Appena la notizia sarà pubblica ne scriveremo anche su «Il Giornale dell’Arte». Morale: è intervenuta la mano invisibile del mercato che ha aggiustato tutto. Ora, a pensarci bene, è esattamente quello che accade nelle aste. Mettiamo che il possessore non conosca il valore dell’opera d’arte che desidera mettere in vendita, mettiamo pure che la casa d’aste non sia in grado di stabilirlo con la giusta approssimazione: alla fine interverrà la mano invisibile. 

Potrei fare un’infinità di esempi a riguardo, ma mi limiterò a presentare qualche episodio nel corso del 2024 che mi ha colpito. Il primo risponde alla voce: rarità. L’oggetto raro entra immediatamente nei radar dei collezionisti. Chi aveva mai visto un Dosso Dossi del genere, negli ultimi anni, sul mercato nazionale? Qui mi viene naturale fare un elogio al mercato nostrano. Quanto costerebbe un’opera simile all’estero? È come dire che in Italia paghiamo i tartufi al prezzo dei porcini. Che Paese meraviglioso è il nostro, non è vero? Al di là delle battute conviene riflettere seriamente sulle opportunità che si aprono di fronte al mondo dei collezionisti italiani. Nel migliore dei casi irripetibili, in quello peggiore non comuni. 

Dosso Dossi, «San Giovanni Battista», stima 100-200mila €, venduto a 300mila €, Wannenes 27 novembre 2024

Un aspetto che va tenuto sempre presente è lo stato di conservazione dell’opera. Tutti lo sanno, ma non tutti lo considerano un prerequisito. Col passare degli anni i collezionisti più scaltri tendono a convertirsi al restauro «vegano». È quello che non prevede alcun tipo di intervento, escluso lo straccio per levare la polvere. Certo: vengono meno l’azzardo e la scommessa sul risultato finale, ma perché rischiare? Non conviene vederci chiaro prima di imbarcarsi in un’avventura pericolosa ed evitare brutte sorprese? Oltre ai costi, naturalmente, e ai tempi imponderabili dell’intervento di restauro. «Vegano tutta la vita», diventerà presto un tormentone nell’ambiente. Ci sono dei collezionisti che hanno superato anche questa fase e personalmente li percepisco come dei guru. Comprano solo opere in perfetto stato di conservazione, ma in patina, ovvero vogliono accarezzare assieme all’opera anche il tempo che si è sedimentato sulla sua superficie. Sanno benissimo che pulendola salterebbero fuori dei colori smaglianti, ma dato che lo sanno tanto basta. Prefigurando la cosa è come se l’avessero già assaporata e continueranno a seguire questo procedimento circolare all’infinito, perché gli provoca un sottile piacere. Faccio un solo esempio: il bellissimo «Spazzacamino» di Antonio Cifrondi, che ricorda un moderno lavoro di William Kentridge, si vede lontano un miglio che è sporco, ma si intuisce anche che è perfettamente sano. Sì, certo, polvere e nerofumo si sono depositati sul colore, ma il collezionista guru ne è perfettamente consapevole. C’è un altro elemento che lo eccita, l’idea che prima o poi, magari, lo farà pulire e restaurare. Quando avverrà esattamente non lo sa, intanto continua a procrastinare, godendosi la patina.

Infine, una sorpresa che lascia a bocca aperta. Straordinaria, sbalorditiva, stupefacente, ma non così rara. Il mercato dell’arte è eccitante anche per questo. Ogni tanto, qua e là, saltano fuori delle scoperte impensabili. Dovrebbero inventare una app per individuarle in anticipo. Si tratta di un piccolo foglio (17,5 x 15 cm) con due cavalieri che era stato schedato come l’opera di un artista del XVIII secolo. Vabbè bisogna anche dire, a discolpa degli esperti, che i disegni di Albrecht Altdorfer (1480-1538) non sono proprio merce comune, dato che si trovano quasi interamente nei musei. È quasi inimmaginabile vederli apparire in un’asta. Una sua stampa (attenzione non un disegno) è stata venduta nel 1985 a 100mila euro. Quindi quanto vale un disegno? Una cifra incredibile, infatti è costato oltre 350mila euro (ma siamo solo al primo rimbalzo, il secondo sarà certamente più performante). Con Altdorfer è comparsa di nuovo la mano invisibile del mercato. Mettiamoci nei panni del solito omino che ha staccato dalla parete di casa il foglio in cornice di Altdorfer e lo ha portato, totalmente inconsapevole, alla casa d’aste, dove gli hanno detto che era una cosa di poco valore. Alla fine della vendita lo avranno chiamano al telefono per dargli la notizia del mirabolante risultato. La mano invisibile l’ha sfiorato e lui non ha potuto fare a meno di sentirsi più felice. 

Antonio Cifrondi, «Spazzacamino», Cambi, 12 dicembre 2024, stima 6-8mila €, venduto a 70mila €

Simone Facchinetti, 26 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata

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