Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Redazione GDA
Leggi i suoi articoliUn piccolo gruppo di ghepardi, elegantemente disegnati tra rocce rosse e cieli dorati, ha cambiato la storia del mercato dell’arte indiana. A Family of Cheetahs in a Rocky Landscape (ca. 1575-80) del maestro moghul Basawan ha raggiunto 10,2 milioni di sterline da Christie’s a Londra lo scorso 28 ottobre, stabilendo il record assoluto per un dipinto classico dell’India o del mondo islamico. L’opera proveniva dalla collezione di Prince Sadruddin Aga Khan, di cui la casa d’aste ha disperso 95 lotti per un totale di 45,8 milioni di sterline, superando di oltre cinque volte la stima iniziale. Il risultato non solo segna la più grande vendita di arte dell’Asia meridionale mai registrata, ma chiude un anno straordinario per il mercato dell’arte indiana, dove i valori dei maestri moderni – da M.F. Husain ad Amrita Sher-Gil – stanno finalmente contagiando il comparto classico.
Figlio dell’Aga Khan III e alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Prince Sadruddin Aga Khan (1933-2003) fu un intellettuale cosmopolita che, tra gli anni Sessanta e Novanta, costruì una delle più raffinate collezioni di miniature, manoscritti e dipinti islamici e indiani. Operava in un momento storico irripetibile: dopo la Seconda guerra mondiale, molti aristocratici e funzionari britannici cominciarono a vendere le opere riportate dall’India coloniale, mentre i grandi mercanti armeni e ottomani dismettevano le raccolte formate a Costantinopoli o a Isfahan. In quel contesto di transizione, il principe poté acquisire capolavori di qualità museale, spesso ancora sconosciuti. La vendita londinese ha restituito, in un’unica sera, un compendio della pittura indiana dal XVI al XIX secolo: dalle opere del periodo moghul e deccani ai dipinti di corte tardomoghul, fino alle raffinate miniature del Fraser Album, eseguite per ufficiali britannici in India e vendute complessivamente per oltre 6,2 milioni di sterline.
Il top lot, A Family of Cheetahs, è anche una chiave di lettura per comprendere la nascita della pittura moderna in Asia. Sotto il regno di Akbar (1556-1605), la scuola moghul trasformò la miniatura persiana in un linguaggio pienamente indiano, introducendo naturalismo, emozione e profondità spaziale. Basawan, figura cardine di quella stagione, mescolò la grazia calligrafica di Herat con l’osservazione diretta della natura e dei gesti umani. I suoi cieli dorati e gli animali viventi restituiscono una visione del mondo “imperiale e terrena”, dove il potere coincide con la contemplazione. Accanto a lui, l’asta presentava nomi di altrettanto peso: Dust Muhammad, autore di un raro ritratto di Shah Abu’l Ma’ali venduto per 2,7 milioni di sterline, e i pittori del Fraser Album, capaci di ritrarre con precisione etnografica mercanti afgani e cortigiane come Peearee Jan, vestite di seta e desiderio. Per Sara Plumbly, responsabile del dipartimento di arte islamica e indiana di Christie’s, il successo della vendita è legato all’ingresso di nuovi collezionisti indiani, «che partono dal contemporaneo e poi tornano alle origini». In altre parole, il collezionismo globale sta ricucendo il legame tra modernità e classicità, tra l’Husain del XX secolo e il Basawan del XVI. Dopo il record di Gram Yatra di M.F. Husain (13,8 milioni di dollari a marzo), il mercato indiano si consolida come uno dei più dinamici del Sud globale, con un crescente interesse istituzionale e privato. La disponibilità di opere di qualità, unite a un nuovo orgoglio culturale nazionale, sta spingendo verso una rivalutazione del patrimonio pittorico moghul e deccano.
Non tutto, tuttavia, si muove alla stessa velocità. Le opere di maestri persiani come Reza Abbasi hanno registrato risultati modesti, a conferma che il mercato resta polarizzato sul versante indiano. «I collezionisti islamici e indiani sono ancora due comunità distinte – riconosce Plumbly – ma le istituzioni stanno creando ponti». Il segnale è chiaro: l’arte del subcontinente non è più una nicchia da orientalisti, ma un terreno di confronto per musei, fondazioni e mercati globali. E il trionfo della collezione Aga Khan segna forse un punto di svolta – non solo economico, ma culturale – nella riscoperta di un Rinascimento indiano che, dopo secoli di marginalità, torna finalmente al centro della scena mondiale.
Basawan's A Family of Cheetahs in a Rocky Landscape. Courtesy of Christie's
Altri articoli dell'autore
L’Associazione archeologi del Pubblico Impiego (Api-MiBact) ha inviato una nota al Ministero della Cultura e a quello della Funzione Pubblica, nonché ai membri delle Commissioni cultura di Camera e Senato, per esprimere il proprio dissenso per il bando per 75 posti nell’area dell’elevate professionalità (Ep), le cui domande di partecipazione vanno presentate entro il 26 giugno
Il premio Nobel e il direttore del Museo Egizio si sono incontrati per parlare di musei e romanzi: «Sono simili: sono i “luoghi” in cui avviene l’interpretazione del significato della nostra vita, nei quali riflettere su sé stessi»
Anche quest’anno Tag Art Night, la Notte delle Arti Contemporanee, propone un palinsesto di mostre diffuse sul territorio cittadino
Rimodulate le competenze e modificato la struttura organizzativa: dal Segretariato generale al modello dipartimentale



