Camilla Bertoni
Leggi i suoi articoliRitrovare l’esperienza originaria di meraviglia, equilibrio e armoniosa comunione con il paesaggio, ritrovare le viste e i cannocchiali prospettici a cui pensava Andrea Palladio mentre progettava, nel 1565, la villa per il nobile Paolo Almerico (ecclesiastico vicentino che preparava il suo ritorno nella città d’origine e il suo ritiro dalle scene), quella Villa Almerico Capra, oggi Valmarana, conosciuta come La Rotonda, capolavoro di architettura tra i più imitati al mondo e patrimonio Unesco. Nicolò Valmarana riassume così il significato di un intervento di restauro sul verde di quella villa che è di sua proprietà, ma di cui si considera solo un custode, vedendola piuttosto come bene di tutti.
Nella villa comprata da suo nonno nel 1912, poco prima di partire per la guerra, Valmarana ha vissuto periodi felici fin da bambino per cui si sente continuatore dell’attività di tutela iniziata dal padre nel 1978, quando avviò il rifacimento della copertura, e portata avanti tra il 2007 e il 2008 con la pulitura della cupola e dei suoi affreschi realizzati a ridosso del 1600 da Alessandro Maganza. «È stata la pandemia, rivela Valmarana, a darmi la felice intuizione che il periodo poteva offrire opportunità, con la pausa delle presenze di visitatori (quasi 50mila l’anno, Ndr), gli sgravi fiscali e i contributi che iniziavano a essere messi a disposizione». E così tra il 2020 e il 2021 tutti gli intonaci delle facciate (solo un frammento originario) sono stati ripuliti e riportati all’equilibrio cromatico che Palladio perseguiva in armonia con la pietra di Vicenza.
In questo 2024 invece è stato il turno del giardino il cui intervento di restauro è stato presentato nell’ambito del convegno «Ri-partire dal giardino», che ha visto la partecipazione di Guido Beltramini del Centro internazionale di studi di Architettura Andrea Palladio, Erika Skabar, architetto ed esperta in landscape planning, Judith Wade, ceo di Grandi Giardini Italiani, e due proprietari, oltre allo stesso Valmarana: Armando Pizzoni Ardemani, del Giardino Monumentale di Valsanzibio, e Giuseppe Sigurtà, dell’omonimo parco (info: villalarotonda.it, sezione news).
L’intervento di restauro nel parco della Rotonda, filologico e conservativo, è stato illustrato dall’ingegnere Filippo Giustinani, che ha eseguito il lavoro sulle parti di architettura legate al verde, e dall’agronoma Annachiara Vendramin. L’intervento è stato in primis sul boschetto romantico di fine Ottocento e sui suoi sentieri che saranno resi accessibili con una cartellonistica rivolta anche ai non vedenti: 15mila metri quadrati cresciuti negli anni disordinatamente, dove tagli oculati sulle piante pericolose hanno fatto ritrovare la possibilità di guardare al di là, verso il paesaggio, e viceversa di vedere la villa dal paesaggio, come accade anche dalle altre tre prospettive dalla e sulla villa. Circa 250 le piante d’alto fusto, con numerose specie esotiche, diversi platani, di cui uno di 40 metri di altezza, sulle quali sono state eseguite indagini strumentali e potature, catalogate in tutto più di 600 piante.
Ripulito il sottobosco dove sono stati sistemate migliaia di piante e arbusti con fioriture in tutte le stagioni, anche per favorire la presenza di fauna e insetti. Altri interventi sono stati effettuati sulle alberature del paesaggio agricolo circostante. Sul muro di contenimento delle antiche cantine verso ovest sono state recuperate le tracce di una vecchia cedraia, mentre la pavimentazione della terrazza a copertura delle stesse cantine sarà rifatta in pietra di Vicenza e resa accessibile grazie a una balaustra. Restaurato anche il portale d’ingresso alla villa e il viale con le statue, una delle quali ricomposta e riposizionata. Boschetto e giardino oggi rientrano nei percorsi di visita, con un’attività didattica specificamente pensata da Pamela Bettiol e Tiziana Spinelli. Una nuova app per la visita guidata personalizzata grazie all’intelligenza artificiale sarà disponibile dalla primavera.
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