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L'Aula Magna del complesso del Bo

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L'Aula Magna del complesso del Bo

Padova, un Bo per tutti

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Redazione GDA

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Padova. Dal prossimo giugno una parte rilevante del complesso monumentale del Bo, storica sede dell’Università di Padova, fra le più antiche al mondo, sarà aperta alle visite. Il tour guidato si svolgerà solo nelle giornate di sabato e domenica poiché toccherà uffici, aule e sale normalmente utilizzate durante la settimana per attività didattiche e di gestione dell’Ateneo.
L’alto livello dell'insegnamento qui praticato fu da subito motivo di larga affluenza di scolari tanto da attirarli «quasi de omnibus partibus mundi» d’allora. Si tratta di frequentazioni intuibili anche solo ammirando gli artistici stemmi lapidei o dipinti delle più disparate nationes dell’aristocrazia studentesca nel Cortile antico, punto da cui inizia la visita. È una struttura che s’ispira ai modelli dell’antichità classica caratterizzata da uno spazio aperto porticato a doppio piano ultimato intorno alla fine del Cinquecento.
Da qui si potrà proseguire con la visita all’impressionante Teatro Anatomico multilivello, il più antico del mondo (1594) ove i discenti potevano studiare al vero il corpo umano. Si continuerà poi passando nella Sala dei Quaranta, così nominata per la presenza di ritratti d’illustri studenti stranieri del passato, ottimo spunto di riflessione sull’attuale perdita di attrattività dei nostri Atenei. In quest’ambiente è pure custodita la Cattedra di Galileo Galilei, che a Padova educò tra il 1552 e il 1610. Passando oltre l’Aula (realmente) Magna, si entrerà nel Bo Novecentesco, porzione in cui Gio Ponti a suo tempo ideò e controllò con dovizia tutti gli elementi fin nei più piccoli particolari: pavimenti, intonaci, decorazioni pittoriche, mobili, lampadari e ogni genere di arredo, posaceneri e maniglie compresi. Per primo si visiterà un vasto salone munito di colonne rivestite in stucco rosso, sormontate da un soffitto cassettonato a rombi e concluso da pareti affrescate. A lato, l’Archivio Antico e le librerie provenienti dalla vicina biblioteca benedettina dell’Abbazia di Santa Giustina, soppressa durante il periodo napoleonico.
Il percorso continuerà negli spazi del Rettorato e nel Circolo dei Professori (composto da Sala di Lettura, Sala da Pranzo, Sala del Caminetto) pensato non solo come un luogo di rappresentanza, ma anche come ritrovo per docenti e consorti in alternativa alle sale del Caffè Pedrocchi. Si potrà vedere poi l’ampio Studio del Rettore, la Sala di Giurisprudenza e passare per la Sala di Medicina, luogo d’interessante amalgama fra nuovo storicizzato e antico, corredato da sorprese, come la teca ove sono esposti crani di docenti che hanno offerto il loro corpo per le dissezioni anatomiche.
Di quel recente periodo, quasi tutto è stato conservato restituendoci oggi una singolare testimonianza di design italiano d’epoca.
Carlo Anti, durante il suo rettorato (1932-43), condividendo le scelte con Ponti secondo un progetto coerente e grazie alla norma del 1935 (trasformata poi in legge) che destinava una quota del 2% dell’ammontare dei lavori per la realizzazione di opere d’arte negli edifici pubblici, chiamò a operare a Padova, fra altri, Gino Severini, Achille Funi, Arturo Martini, Filippo De Pisis, Piero Fornasetti e Massimo Campigli, quest’ultimo impiegato ad affrescare altre sedi dell’Ateneo.
Terminando la visita, dall’Atrio degli Eroi si potrà ammirare la Scala del Sapere, con il grande affresco di Ponti nell’insolita veste di pittore e, alla base, il Palinuro di Arturo Martini. Al piano terreno, nel Cortile Nuovo, si vedrà il grande rilievo di Attilio Selva, la stele di Gio Pomodoro oltre all’installazione di Jannis Kounellis alla fine del percorso. Questa, per ora, è l’ultima grande tessera in ordine di tempo nel complesso mosaico di opere d’arte steso durante i quasi otto secoli di storia dell’Ateneo.

La Sala di Lettura progettata da Gio Ponti

La cattedra di Galileo Galilei

La «Basilica» nel Bo Novecentesco

L'Aula Magna del complesso del Bo

La Scala del Sapere, con il grande affresco dipinto da Gio Ponti e il «Palinuro» di Arturo Martini

Redazione GDA, 07 aprile 2015 | © Riproduzione riservata

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