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Il Real Albergo dei Poveri commissionato nel 1751 da Carlo di Borbone a Ferdinando Fuga

Foto: Riccardo Siano

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Il Real Albergo dei Poveri commissionato nel 1751 da Carlo di Borbone a Ferdinando Fuga

Foto: Riccardo Siano

Passa ai giovani il Real Albergo dei Poveri

Dopo interminabili indecisioni, è previsto entro metà 2026 il recupero del ciclopico edificio napoletano (360 metri di facciata, 9 chilometri di corridoi, 430 stanze). Finalmente sono state definite le destinazioni d’uso: Città dei giovani, sede bis dell’Archeologico, nuova Biblioteca Nazionale, laboratori della Federico II...

Olga Scotto di Vettimo

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Al centro di un annoso dibattito sulla destinazione d’uso, che coinvolge architetti, restauratori, storici dell’arte, amministratori e società civile, e animato non solo dall’oggettivo pregio del bene, ma anche da una ormai cronica fame di spazi che mortifica e svilisce anche la più visionaria politica culturale cittadina, il Real Albergo dei Poveri vive finalmente una stagione di concreti sviluppi, confermata dai lavori in corso la cui conclusione, prevista entro la metà del 2026, offrirà alla città un grande hub culturale e formativo, innovativo e multidisciplinare. Il protocollo finalizzato alla valorizzazione e alla rigenerazione urbana dell’edificio destinato a diventare un «centro culturale polifunzionale» (siglato nel marzo 2023 tra l’allora ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi) e lo stanziamento di 100 milioni di euro, grazie al Piano nazionale per gli investimenti complementari (Pnc) al Pnrr, hanno offerto per la prima volta una risposta concreta alla questione della conservazione e della valorizzazione del Real Albergo dei Poveri, con l’intento di conservarne la vocazione sociale e culturale con particolare attenzione ai giovani e al quartiere. 

Tra i più imponenti edifici costruiti in Europa nel XVIII secolo, il Real Albergo dei Poveri, noto come Palazzo Fuga dal nome dell’architetto fiorentino che lo progettò nel 1751 per volere di Carlo di Borbone, ma anche come ’o Serraglio per essere stato per un periodo luogo di reclusione, sorge su una vasta area di oltre 100mila metri quadrati. Destinato inizialmente ad accogliere i poveri del Regno di Napoli e, quindi, a nasconderli alla vista, l’ambizioso progetto non venne mai terminato. L’edificio, articolato in tre cortili, presenta comunque dimensioni imponenti: 360 metri di facciata, 9 chilometri di sviluppo lineare di corridoi, oltre 430 stanze su quattro livelli. In circa 250 anni ha avuto diverse destinazioni d’uso: accoglienza e istruzione a orfani e indigenti, carcere, scuola di musica, scuola per sordomuti, centro rieducativo per minorenni, tribunale per i minori, archivio. In tempi più recenti, alcuni vani sono stati occupati da famiglie bisognose, mentre altri ospitano un’associazione sportiva e sono destinati a spettacoli e manifestazioni. La struttura, che durante il terremoto del 1980 aveva subito importanti danni, è entrata nel patrimonio del Comune di Napoli nel 1981, ma solo nel 1999 con l’istituzione del Progetto recupero Real Albergo dei Poveri è stato possibile mettere in sicurezza alcuni ambienti. L’edificio nel tempo è stato interessato da diversi cantieri (39 milioni di euro derivati dall’emissione dei Buoni Ordinari Comunali nel 2004), che hanno previsto la realizzazione del nuovo marciapiede e del centro di documentazione, la sistemazione della corte centrale e il restauro del corpo centrale, mentre gli interventi sulla facciata e di ricostruzione delle volte crollate sono stati finanziati con mutuo. Nel 2005 il Comune di Napoli ha inoltre approvato il masterplan per realizzare la Città dei giovani, offrendo spazi didattici e ricreativi per la popolazione minorile del quartiere. Il restauro, in parte realizzato con il gioco del Lotto, ha previsto la sostituzione della copertura originale con una in vetro e il restauro degli antichi infissi.

Gli attuali lavori, realizzati dall’impresa di costruzioni Cobar su progetto dello studio romano Abdr, si inseriscono invece in un progetto organico finalizzato alla riconversione dell’edificio attraverso il consolidamento della struttura, il recupero e il riuso della corte centrale e del connettivo, il restauro del fronte principale, la sistemazione impiantistica e l’allestimento degli spazi per le nuove destinazioni d’uso. Gli interventi si devono misurare con il carattere di «non finito» dell’edificio e con i suoi tanti crolli, alterazioni, superfetazioni e saranno finalizzati alla rifunzionalizzazione degli spazi, attraverso dispositivi «box in the box», quindi sviluppando «contenitori di funzioni» all’interno degli ambienti storici. La ricostruzione del cantonale sud-ovest consentirà di realizzare una seconda sede per il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che accoglierà le opere custodite nei depositi. In posizione assiale rispetto alla corte centrale verrà realizzata la nuova sede della Biblioteca Nazionale (nel 2022 il ministro Franceschini ne aveva proposto il completo trasferimento, accendendo nuove polemiche), una grande Public Library multimediale e una sala conferenze con più di mille posti; alcuni ambienti del cortile centrale saranno adibiti a centro congressi, sale espositive e uffici amministrativi del Comune di Napoli; tra corti e terrazze saranno realizzati ristoranti e caffetterie. Infine, una superficie di circa 13mila metri quadrati, corrispondente alla facciata principale che dà su piazza Carlo III, sarà occupata dalla foresteria della Scuola Superiore Meridionale e dalle aule e dai laboratori dell’Università degli Studi di Napoli Federico II

Una veduta dell’interno del Real Albergo dei Poveri commissionato nel 1751 da Carlo di Borbone a Ferdinando Fuga. Foto: Riccardo Siano

Olga Scotto di Vettimo, 17 ottobre 2024 | © Riproduzione riservata

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