Redazione GdA
Leggi i suoi articoliLetteratura e montagna sono un binomio perfetto. Sulle vette e lungo i pendii, immersi in una natura selvaggia, incontaminata o modellata dall’uomo, entriamo in contatto con un ambiente antico, primigenio, autentico. Boschi, rocce, ruscelli, pareti ci sovrastano e ci spingono a proseguire nonostante la fatica della salita, metafora di ciò che ci trascende, del nostro io più profondo.
È uno dei tratti che accomuna letteratura e montagna, dei motivi per cui molti scrittori hanno ambientato le proprie storie in questo mondo selvaggio, tra rocce, nevi, prati e cieli alpini. Salire in montagna è come leggere una bella poesia o un buon romanzo, ogni passo verso l’alto ci avvicina alla nostra anima e ci rende più autentici, simili alla montagna.
Un binomio cui la ValSeriana, estesa valle montana in provincia di Bergamo a pochi chilometri da Lago d’Iseo, ha dato voce nel 2022 con quattro Sentieri Letterari. Uno è ad Ardesio, va da Cerete a Cacciamali ed è dedicato a uno dei più grandi scrittori italiani, Dino Buzzati, che aveva la montagna nel cuore. Uno è sul colle Crosio, al confine con l’Altopiano di Clusone, ed è un omaggio a Dante Alighieri e alla sua Divina Commedia. Uno è a Gandino, conduce da Valpiana alla Baita Monte Alto, ed è per Mario Rigoni Stern. E uno è ad Onore, nella Val di Tede, e ha come protagonista Italo Calvino. Si chiamano Segnali di cultura, sono sentieri semplici da percorrere lentamente, da soli o in compagnia. Un’esperienza immersiva e coinvolgente in cui la lettura si alterna a panorami incredibili.
Il percorso di Buzzati ad Ardesio parte da Cerete e sale a Cacciamali, è lungo circa un chilometro e ha una pendenza non trascurabile: meglio salire muniti di scarponcini. Cacciamali si trova a mille metri di quota, in un pianoro dal quale si ammirano i giganti delle Orobie: Redorta, Scais, Coca. È un borgo rurale di poche case, nessuno vi abita più in pianta stabile. Tuttavia, le abitazioni sono state quasi tutte recuperate con grande rispetto dell’architettura contadina e si rianimano nei fine settimana, nelle festività, in estate. Il percorso letterario prevede nove stazioni, ciascuna accompagnata da frasi di Buzzati selezionate da Paolo Aresi (giornalista e scrittore): si va da Il deserto dei Tartari a Barnabo delle Montagne, ai racconti del grande scrittore nato in provincia di Belluno all’ombra delle Dolomiti, montagne percorse per tutta la vita. «Tutto ciò che ci affascina nel mondo inanimato, i boschi, le pianure, i fiumi, le montagne, le valli… il cielo, i tramonti, la neve… di più, la notte, le stelle, il vento, tutte queste cose, di per sé vuote e indifferenti, si caricano di significato umano perché, senza che noi lo sospettiamo, contengono un presentimento d’amore».
(Dino Buzzati)
Il sentiero dedicato a Dante si trova invece a Clusone, sul colle Crosio, una collinetta al principio del paese, in cima alla quale si trova una chiesa del Seicento dedicata alla Ss. Trinità. Si sale in venti minuti. I versi di Dante, selezionati dal giornalista ed esperto d’arte Giuseppe Frangi, sono tratti dalla seconda cantica della Divina Commedia, il Purgatorio, dove la fatica del cammino è espressa in più punti: è la meta che dà al poeta l’energia per salire (la meta è il Paradiso). La cima del colle offre una bella veduta di tutto il territorio dell’Altopiano, delimitato dal Pizzo Formico, con la grande Croce al confine con la Val Gandino, e dal Monte Cimiero. «Noi divenimmo intanto a piè del monte/ quivi trovammo la roccia sì erta/ che ‘ndarno vi sarien le gambe pronte». (Dante Alighieri, Purgatorio, canto III, VV. 46-48).
Il sentiero dedicato a Mario Rigoni Stern si sviluppa nel territorio di Gandino; la scelta dei testi è a cura del CAI del paese (che unisce anche Cazzano S. Andrea e Casnigo). Noto per il romanzo Il sergente nella neve, ambientato in Russia nei giorni della terribile ritirata verso occidente, Rigoni Stern era nato ad Asiago, fu uno di quei soldati, che lasciarono le trincee sul Don e affrontarono la battaglia di Nikolajewka il 26 gennaio del 1943 riuscendo poi a rientrare in Italia. Nei suoi libri successivi i temi della natura diventarono fondamentali: sottolineano il valore della buona relazione con l’ambiente, con i boschi, la montagna, gli animali per potere arrivare a una vera serenità interiore. «Erano belle le sere estive con la luna sopra i tetti. Mi pareva di sentire le stelle e invece erano i grilli sui prati. Allora le voci del paese e della natura intorno, gli odori, i rumori, le nuvole e le luci avevano chiaro riferimento con la vita e seguivano le stagioni dei nostri giuochi e del lavoro degli uomini». (Mario Rigoni Stern).
Rigoni Stern e Calvino erano pressoché coetanei, anche l’autore di Marcovaldo scrisse della guerra e della Resistenza, per poi approdare a una scrittura fantastica e umoristica. A Italo Calvino il comune di Onore ha dedicato un itinerario breve in località Rovena, settecento metri da percorrere in un quarto d’ora, per vivere un’esperienza armonica nell’ambiente naturale della Val di Tede fino al parco Sant’Antonio, dove la vista sulla Presolana – Regina delle Orobie toglie il fiato. I testi sono stati selezionati da Ettore Schiavi, il sindaco del paese. «Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più d’avere: l’estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più t’aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti». (Italo Calvino).
Lungo questi sentieri, ideali per una camminata autunnale, troverete installati i Segnali di Cultura, ideati da Iriam Bettera Design di Onore e Abitare Baleri di Ferdy Baleri ad Albino. Sono cartelli nero con una banda colorata posti su un’asta infissa nella roccia, con tre sassi di fiume sottolineano il rapporto con la montagna. Così spiega Iriam Bettera: «Il Bastone, di ferro, materiale crudo vero e forte. Ferro che racconta storie di miniere sudate e di piccozze che segnano le rocce. Ferro che resta nel tempo e lo racconta, lo scandisce con ritmi che sopravvivono all’uomo. Il Gesto, istintivo e forte dell’innestarsi della punta nel terreno. Non in perfetta verticalità, quella non appartiene al faticoso muoversi in montagna, ma un’incidenza obliqua, naturale per il braccio di chi percorrendo sentieri montani cerca sostegno. La declinazione dell’Omino, l’Umì, così è detto l’accumulo di sassi, primordiale segnale del sentiero, piramide nata spontanea che si rinnova e cresce con il lento rituale del lasciare, sasso dopo sasso, un segno rispettoso del proprio passaggio alla montagna. Il piano dove sono incise parole che ci rendono unici al mondo, discendenti di menti che hanno guardato da una prospettiva diversa, più alta: allora lo scritto sia in verticale, affinché per leggere si debba muovere il capo in modo inusuale, per rispetto e riconoscenza».
Per maggiori info sui percorsi
Per una lettura geopoetica dei Percorsi Letterari, a cura di Davide Sapienza
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