Flavia Foradini
Leggi i suoi articoliÈ stata un’asta veloce, quella che mercoledì pomeriggio 24 aprile da Im Kinsky di Vienna ha visto passare di mano il «Bildnis Fräulein Lieser». Contrariamente alle aspettative, non vi è stata battaglia per il dipinto di 140 x 80 cm, che non è andato oltre i 30 milioni di euro, limite inferiore di stima (quest’ultima era 30-50 milioni), ben lontano da altri esiti klimtiani (i 140 milioni di dollari raggiunti negli anni scorsi per «Adele Bloch-Bauer II» o i 135 milioni di dollari per «Adele Bloch-Bauer I», o ancora i 104 milioni di euro per «Bosco di betulle» o i recenti 99 milioni di euro per «Signora con Ventaglio»).
«Speravamo in qualcosa di più, ma si tratta comunque del record austriaco per la vendita all’asta di un dipinto», dichiara a «Il Giornale dell’Arte» Claudia Mörth-Gasser, l’esperta di Klimt che ha accompagnato i preparativi per la vendita. Il record precedente era stato nel 2010 appannaggio del concorrente Dorotheum, con un dipinto del pittore e disegnatore fiammingo Frans Francken II, che aveva totalizzato 7 milioni di euro. «I numerosi commenti critici delle ultime settimane non hanno giovato, ma è comunque un ottimo risultato, ha commentato Ernst Ploil, condirettore di Im Kinsky e, in quanto avvocato, anche deus ex machina della complessa costruzione di un accordo secondo i Principi di Washington, pensato per mettere al sicuro da cause legali gli attuali proprietari, gli eredi della famiglia Lieser proprietaria originaria, e il nuovo acquirente.
Ciò che tuttavia ha più probabilmente scoraggiato potenziali investitori è stato l’articolo che la «Süddeutsche Zeitung» ha pubblicato 75 minuti prima dell’avvio dell’asta, rivelando la possibilità che il gruppo degli eredi Lieser sia più ampio di quanto considerato nell’accordo viennese. Un motivo sufficiente per indurre la maggior parte dei nove collezionisti interessati, che Im Kinsky aveva enumerato dopo il recente tour di presentazione del quadro a Londra, Ginevra, Zurigo e Hong Kong, a ritirarsi all’ultimo momento. L’intermediario di un collezionista di Hong Kong che ha voluto conservare l’anonimato ha avuto così campo libero e si è aggiudicato il dipinto per 30 milioni, portando ad almeno tre le opere di Klimt finite in Asia di recente: «Serpenti d’acqua II» è stato infatti acquisito da HomeArt, che secondo i rumours ha comprato anche «Adele Bloch-Bauer II». Riguardo alle richieste del nuovo, presunto discendente Lieser, Ernst Ploil si dice comunque tranquillo: qualora le pretese fossero legittime, è la comunità degli aventi diritto a dover trovare una soluzione interna alla famiglia, lasciando intatti gli altri pilastri dell’accordo concluso prima dell’asta.
Fin dalla «ricomparsa» del dipinto nel 2022 la situazione ereditaria era apparsa comunque complessa. Il «Ritratto della signorina Lieser» era stato univocamente identificato nel 1925 come «in possesso» di Lilly Lieser, nella cui casa risultava appeso. Le ultime ricostruzioni storiche evidenziano perciò come poco probabile che, così come indicato in tutti i cataloghi ragionati redatti nel dopoguerra, fosse stato invece il cognato Adolf Lieser a commissionarlo a Klimt per ritrarre la propria figlia Margarethe: difficile ipotizzare che lo avrebbe lasciato nella casa della parente, tanto più che un’opera dell’artista viennese a quel tempo era un investimento molto costoso. Più plausibile è che Lilly Lieser, facoltosa donna di fede ebraica, immersa e molto attiva nel mondo intellettuale e artistico della capitale, nonché mecenate fra l’altro di Arnold Schönberg, avesse chiesto a Klimt di ritrarre una delle proprie figlie, Helene o Annie. Proprio le incertezze legate all’identità della giovane raffigurata e quindi all’identità del/della committente, unite agli effetti drammatici delle persecuzioni razziali e alla sparizione del dipinto durante il nazismo e fino agli anni ‘60, avevano indotto Im Kinsky ad affrontare la materia come se si trattasse di un classico caso di restituzione, chiedendo ai possibili eredi di partecipare a un accordo ad hoc.
L’asta del 24 aprile prevedeva anche la vendita di 12 disegni di Klimt, di cui 4 per il celebre «Fregio di Beethoven», tutti da collezioni private (stime tra 60mila e 120mila euro), nonché uno studio per «Serpenti d’acqua II» (70mila-140mila), uno studio per il dipinto «La speranza» (1903/4 , 30mila-60mila euro), uno dei 25 studi per la «Signorina Lieser», da una collezione privata austriaca (50mila-100mila euro) e una fotografia di Klimt nel 1909 (6mila-12mila). Quattro disegni sono rimasti invenduti, i restanti si sono tenuti al di sotto del limite massimo di stima, a parte un nudo di ragazza di profilo che ha superato le stime di 25mila euro. Un ritratto ad olio di Marie Kerner in abito da sposa (1891-92 e sempre di proprietà della famiglia Kerner, 150-250mila euro), firmato da Klimt trentenne, ha raggiunto 210mila euro.
Il programma comprendeva inoltre due acquerelli di Schiele: il ritratto della sorella Gertie (1910, stima 600mila-1 milione) è stato venduto per 600mila euro, nonostante il lasciapassare di un accordo ai sensi dei Principi di Washington tra gli attuali proprietari e gli eredi di Karl Mayländer (uno dei primi collezionisti di Schiele), mentre il nudo di donna inginocchiata (1914, 500mila–1 milione di euro) è stato venduto per 750mila euro. Un grande cartone preparatorio di Koloman Moser (4 metri di altezza) per una vetrata della celebre chiesa viennese di Steinhof (stima 250mila–500mila) e una scultura di George Minne (stima 60mila-120mila) non hanno trovato un compratore.
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