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Gabriel Zuchtriegel

Foto MiC Parco Archeologico di Pompei

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Gabriel Zuchtriegel

Foto MiC Parco Archeologico di Pompei

Pompei: Gabriel Zuchtriegel confermato per la seconda volta direttore del Parco

L’annuncio è stato dato ieri in occasione della presentazione di «Pompeii Theatrum Mundi», la rassegna teatrale in programma negli scavi dal 20 giugno al 20 luglio. All’indomani della nomina da parte del ministro Alessandro Giuli e di Alfonsina Russo, l’archeologo tedesco traccia un bilancio dei suoi primi quattro anni e anticipa i progetti che verranno

Graziella Melania Geraci

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Confermato per altri quattro anni alla direzione del Parco Archeologico «più bello del mondo», Gabriel Zuchtriegel traccia un bilancio di questi primi quattro anni a Pompei, tra progetti realizzati e in corso, mostre, ampliamenti e ritrovamenti, ripensamenti scientifici e di gestione.

Direttore, quali sono i traguardi raggiunti finora?
Per la prima volta nella storia del Parco si è assicurato un monitoraggio sistematico di tutto il sito, circa 13mila ambienti, grazie a una manutenzione programmata per evitare di tornare a situazioni di criticità. Si è fatto tanto anche per il coinvolgimento del territorio attraverso l’ampliamento e la costruzione di una rete che unirà diversi siti. È già pronta una parte della passeggiata archeologica che connette Pompei e Boscoreale e stiamo pensando di proseguire il percorso fino a Civita Giuliana. Arriveranno nuovi finanziamenti, più di 11 milioni di euro, non solo per completare lo scavo, acquisire nuove porzioni di territorio e riconnettere tutte le zone della villa antica, ma anche per il restauro, l’accessibilità e la fruizione di questo sito. Tra i progetti avviati «Sogno di volare», sostenuto dalla fondazione «Ray of Light» di Madonna, coinvolge a teatro adolescenti e bambini del territorio, una rivista online comunica in tempo reale le nuove scoperte condividendo i risultati scientifici con la comunità, mentre il sito è stato dotato dell’illuminazione notturna e nuovi scavi sono stati avviati dentro e fuori la città.

L’ultimo ritrovamento nel Parco è stata la straordinaria megalografia della Casa del Tiaso. Come ci si sente a far parte di una scoperta così eccezionale?
È una grossa responsabilità. Il dibattito su questo affresco sarà vivo anche negli anni a venire e saremo giudicati in base alle scelte conservative e scientifiche fatte. Un primo inquadramento è stato pubblicato proprio sul nostro e-journal e un mio saggio sulla figura femminile della megalografia che sta per essere iniziata al culto di Dioniso sarà inserito nella mostra «Essere donna nell’antica Pompei» che aprirà il 16 aprile nella Palestra Grande. La donna nella società romana beneficiava di maggiori spazi rispetto a quella greca. In questo nuovo affresco la donna «iniziata» diventa baccante, danza, va a caccia, tiene nelle mani una spada e le interiora di un animale, porta i capelli sciolti girando tra le montagne e nei boschi: è un’immagine in contrapposizione con quella della donna che sta a casa e si acconcia i capelli. Gli antichi, forse più di noi, riuscivano a vivere con queste contraddizioni e a contenerle anche nel rito. Non era una pura fantasia letteraria o artistica, perché ad esempio la madre di Alessandro Magno faceva parte di un tiaso, di un gruppo di donne dionisiache, e questo ha portato anche a tensioni nel suo matrimonio. Credo quindi alla nuova prospettiva che si apre anche sulla Villa dei Misteri, dove ritroviamo il tema dell’iniziata, che possiamo adesso comparare ancora meglio grazie al nuovo affresco

 Il rapporto con il territorio come si è trasformato nel tempo?
Il mio approccio è sempre quello di lavorare con la comunità. Ad esempio, c’è molta attenzione alle aree verdi, circa 100 ettari, che incidono ovviamente a livello di gestione e di programmazione finanziaria ma il vino e l’olio che produciamo aiutano a comunicare al pubblico internazionale le eccellenze dell’agricoltura e dell’enogastronomia locale. Il Parco ospita anche la prima fattoria sociale per giovani con autismo e/o disabilità cognitiva, coordinati dalla cooperativa Il Tulipano, impegnati in attività di produzione, raccolta e trasformazione di prodotti della terra.

Quali sono i programmi futuri?
Stiamo attualmente studiando la fattibilità per completare lo scavo della Casa del Tiaso per indagare a fondo il contesto di questo affresco eccezionale e delle vicende che hanno portato alla sua realizzazione. Fondamentali i 12 milioni di euro, dei fondi di coesione, per la manutenzione programmata. La cura del patrimonio a Pompei è una sfida: il sito ha bisogno di restauri e di un monitoraggio continuo per la sua fragilità. Ci sono tanti spazi che sembrano meno eclatanti, ma bisogna dare a ogni singolo ambiente la stessa dignità e attenzione riservate alle case più importanti. Nel sito di Oplontis è prevista l’acquisizione di due grandi edifici dal Ministero della Difesa per creare finalmente un grande polo museale a Torre Annunziata. Nel contempo stiamo partendo con un progetto per una copertura definitiva alla Villa B, vicino alla Villa di Poppea, aperta solo in rare occasioni per gruppi accompagnati anche grazie alla collaborazione dell’Archeoclub di Torre Annunziata. Attualmente siamo impegnati su nuovi scavi sia per la Villa A che per la Villa B e alla loro maggiore accessibilità. A Castellammare è prevista la realizzazione dei servizi aggiuntivi, biglietteria, accoglienza e bookshop. Per Longola, invece, il finanziamento di 3 milioni di euro sarà investito soprattutto per rendere visitabili i depositi e finanziare nuove indagini.

Graziella Melania Geraci, 06 aprile 2025 | © Riproduzione riservata

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