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Giulia Moscheni
Leggi i suoi articoli«Cartello n. 20» (1960) di Mario Schifano appartiene al ciclo dei celebri monocromi, nei quali l’artista avvia una riflessione radicale sullo statuto della pittura: la tela, ridotta a superficie essenziale, diventa segno di un linguaggio ancora in formazione. Con quest’opera, premiata alla XII edizione del Premio Lissone nel 1961, Schifano si afferma come una delle voci più innovative della scena italiana del secondo ’900. Oggi, quell’opera continua a risuonare nella memoria del Premio e, agli occhi di Stefano Raimondi, curatore della nuova edizione della rassegna e direttore del Mac-Museo d’Arte Contemporanea di Lissone, ne incarna ancora lo spirito: un atteggiamento aperto e curioso verso la pittura, capace di dare spazio anche a sperimentazioni ancora in divenire. L’opera testimonia come il Premio Lissone abbia sempre intercettato le tensioni più vive del dibattito artistico, accogliendo linguaggi ancora poco riconosciuti.
Fondato nel 1946, il Premio si impose rapidamente come osservatorio privilegiato sulla pittura contemporanea italiana ed europea, arrivando a essere accostato alla Biennale di Venezia per prestigio e risonanza. Tra il 1953 e il 1963 accolse le sperimentazioni materiche e gestuali che segnavano l’arte europea e americana del tempo, portando a Lissone nomi come quelli di Karel Appel, Antoni Tàpies, Emilio Vedova, Achille Perilli ed Emilio Scanavino. Quelle scelte seppero anticipare con tempestività molte ricerche contemporanee che in Italia non erano ancora state pienamente riconosciute. Affiancato successivamente al Premio Lissone Design, l’appuntamento ha ritrovato nuova energia, aprendo al contempo una riflessione sul suo ruolo nel contesto contemporaneo.

Viola Leddi, «Patterns Of Translation», 2024. Photo: Viola Leddi Studio. Courtesy l’artista e Vin Vin Vienna, Napoli (particolare)
Per l’edizione 2025, che si svolge dal 19 ottobre al 18 gennaio 2026, Stefano Raimondi ha riorganizzato il Premio secondo un modello più «orizzontale»: le opere degli artisti selezionati entreranno nella collezione permanente del Mac, mentre l’attenzione si sposta dalla logica della competizione alla valorizzazione dei singoli percorsi e al dialogo tra pratiche differenti. «Non ho mai visto l’arte come competizione ma come dialogo, osserva Raimondi. Il concetto di premio in cui un artista “vince” mi sembra lontano dal nostro tempo e da quello di una comunità artistica che cresce attraverso la collaborazione e lo scambio incessante di idee». La nuova edizione si sviluppa secondo un modello curatoriale tripartito: tre curatori internazionali, ciascuno invitato a selezionare due artisti under 45, per creare un dialogo tra generazioni, linguaggi e geografie differenti: Lorenzo Balbi ha scelto Viola Leddi (1993) e Valerio Nicolai (1988); Hanne Mugaas ha selezionato Cecilia Granara (1991) e Giuliana Rosso (1992); Raimondi ha coinvolto Landon Metz (1985) e Ariel Schlesinger (1980). La scelta di concentrarsi su artisti under 45 non è casuale: risponde alla tradizione del Premio, storicamente attento a intercettare energie emergenti e pratiche capaci di rinnovare la pittura contemporanea.
Con questa impostazione, il Premio Lissone torna a offrire un punto di vista privilegiato sulla ricerca pittorica contemporanea, continuando il percorso intrapreso dalle edizioni storiche dedicate alle sperimentazioni più avanzate. La selezione degli artisti e il dialogo con curatori internazionali consolidano la funzione del Premio come piattaforma di confronto e visibilità, confermando la capacità del Mac di farsi interprete di nuove prospettive e delle urgenze del presente.

Ariel Schlesinger, «Untitled (Burnt Carpet)», 2017. Courtesy Galleria Massimo Minini, Brescia