Margaret Carrigan
Leggi i suoi articoliFrieze lancia dal 15 al 17 febbraio ai Paramount Studios la sua prima edizione a Los Angeles e molti galleristi della città stanno valutando i pro e i contro. Di sicuro non sarà facile imporsi in una città dove in passato molte fiere hanno fallito. Eppure l’organizzazione, che ha da tempo aperto un’edizione a New York, sta facendo le cose in grande.
I 68 espositori scelti fra il meglio del mondo galleristico (due le italiane, kaufmann repetto e Franco Noero, saranno accolti da un comitato composto, fra gli altri, dagli attori Tobey Maguire e Salma Hayek, e da François-Henri Pinault, patron di Christie’s. «Non siamo interessati a sostenere le fiere; ci interessano solo quelle che ci supportano», afferma Peter Goulds, fondatore nel 1975 della galleria di Venice Beach, LA Louver.
Gould dice che la galleria ha partecipato a sole 29 fiere in 44 anni. Ciononostante, vede con favore l’arrivo della mostra-mercato inglese a Los Angeles, anche perché «i musei stanno ancora costruendo le loro collezioni e in questa zona nuovi collezionisti sono attivi».
Ma il mercato di Los Angeles è cresciuto abbastanza per ospitare una fiera della statura di Frieze? «Il pubblico della West Coast non è abbastanza esteso per attrarre le gallerie e i collezionisti stranieri necessari per un’impresa di successo», spiega Michael Kohn della Hollywood Kohn Gallery, che, nonostante abbia partecipato alle edizioni di Frieze a Londra e New York, non lo farà alla prima uscita della fiera nella sua città.
Kurt Mueller della David Kordansky Gallery è più ottimista. Il gallerista afferma che da quando ha aperto il suo spazio, nel 2003, si è verificata una «significativa espansione del mercato locale, anche grazie alla comunicazione e alla tecnologia digitali. Soprattutto per quanto riguarda l’Asia, la città ha il potenziale per essere un crocevia importante».
Resta da vedere se i collezionisti asiatici faranno il viaggio, specialmente alla luce della recente recessione economica. E poi, sull’economia di Los Angeles grava l’ombra lunga dell’affaire Hollywood Endeavor, l’agenzia che stava trattando con l’Arabia Saudita una partnership per collaborazioni cinematografiche in location saudite.
Il Saudi Public Investment Fund era pronto a un investimento da 400 milioni di dollari, ma dopo il brutale assassinio del giornalista Jamal Khashoggi, il gruppo americano ha decisamente frenato. Ma secondo Kurt Mueller questi fattori non sono preoccupanti, «Frieze non è solo una fiera, ma un marchio con un know-how straordinario. Ha il potenziale per galvanizzare l’interesse locale per l’arte contemporanea».
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