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Alberto Salvadori
Leggi i suoi articoliLo spoils system è il contrario del merit system. Mutuato dalla cultura americana di inizio Ottocento prevede che «to the victor belong the spoils of the enemy». Questo principio è oramai diffuso e applicato, con modalità a tratti ruvidi, da chiunque arrivi al governo, locale, regionale, nazionale. Rimanendo nell’ambito della cultura, tale processo di selezione e gestione delle istituzioni pubbliche o partecipate dal pubblico ha prodotto nel corso del tempo molte incertezze e anche danni. Sono arrivate a posizioni apicali in vari contesti persone che, anche se dotate di ragguardevoli curricula, non hanno nessun titolo per poter ricoprire certi incarichi.
L’esercizio del potere per il potere, e questo vale per chiunque lo eserciti, crea un vulnus per tutti. In tale contesto si inserisce anche l’ultima riforma dei musei che attraverso un processo pubblico di selezione, aperto a chi abbia anche lauree in discipline diverse rispetto a quelle storico artistiche, come ad esempio architettura, economia o antropologia, tanto per dire, ha poi nella fase cruciale lasciato nelle mani del ministro di turno la scelta finale del candidato, determinando quindi di fatto lo spoils system.
Oppure quando, in alcuni casi, è stato affidato l’intero patrimonio dei musei civici a una fondazione esterna che nasce come società di servizi e poi con la complicità della politica locale si scelgono le figure che avrebbero gestito le istituzioni afferenti senza aver fatto nessun concorso, eludendo di fatto il merit system, ossia il concorso pubblico. La scelta può cadere anche su soggetti capaci ma la procedura è a dir poco fantasiosa. Finché non smetteremo di pensare e agire in questo modo non credo ci saranno molte speranze per il futuro delle istituzioni culturali italiane legate alle necessità interiori della politica.
Ecco perché in ambito privato tutto diventa più semplice e trasparente, vengono fatte scelte chiare di responsabilità e si cercano le persone adatte, le migliori. Un tempo con tutte le problematiche, anche lì esistenti, il processo interno alle Soprintendenze era una forma di garanzia e il merito aveva un ruolo importante nelle carriere, la storia dei nostri musei lo dimostra. A nessuno di quei funzionari era mai stato dato uno degli strumenti gestionali esistenti oggi, a partire dall’autonomia, abbiamo sempre sentito dire da chi riformava che rappresentavano il passato; invece, è grazie a molti di loro se ancora possiamo pensare al futuro e gli attuali direttori lavorano in contesti straordinari.
Nei grandi musei del mondo i direttori, i curatori, sono tutti provenienti da percorsi di storia e critica d’arte con un curriculum di studi importante, affiancati nella gestione da persone con altra formazione, i presidenti dei «civil servant», con passioni e conoscenze forti inerenti all’istituzione di riferimento, pochi, quasi nessuno cooptato. È impensabile accedere a certe posizioni senza un preciso percorso di formazione. Il merit system prevede lo studio e la conoscenza, lo spoils system no, necessita di altro, semplicemente appartenenza e networking.
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