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Quando l’arte «porta bono»

Mariella Rossi

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Nell’antico Palazzo Costa-Grimaldi, nella piazza principale di Acireale, si trova la Galleria Credito Siciliano, uno spazio che fin dalla sua apertura nel 2004 produce progetti inediti di arte contemporanea. La Galleria, una delle sedi espositive della Fondazione Gruppo Credito Valtellinese, rivolge «particolare attenzione alla cultura del Mediterraneo», come spiegano i direttori artistici Cristina Quadrio Curzio e Leo Guerra, al quale abbiamo rivolto alcune domande. 

Com’è nata l’idea della mostra «Porta Bono», in corso fino al primo ottobre, e in che cosa consiste? 

Dalla richiesta della Banca di confezionare un progetto sul tema dei migranti. Avremmo potuto scegliere il mezzo fotografico e filmico per una mostra documentaristica, invece abbiamo preferito costruire un’idea spaziale, uno scenario. Cristina Quadrio Curzio e io abbiamo creato cumuli di materiali inerti, sabbia basaltica e lavica, sale marino, arenaria, terra calcarea e torba, tutti elementi reperibili sull’isola, cumuli ciclopici con diametro di sette metri e un’altezza che si estende dal pavimento al soffitto. Quando il visitatore si accosta a questi cumuli scopre che sono dei ripari per giacigli improvvisati. 

Che cosa significa il titolo?

«Porta Bono» prende spunto da un adagio siciliano che ricorda come il bene procurato torni indietro, ma al tempo stesso allude a un toponimo, all’idea di movimento e ingresso. È una mostra che riflette sui temi delle radici, dell’intruso, dell’ospite, del transito, delle identità e delle differenze, al centro della cronaca geopolitica del Mediterraneo. La mostra è accompagnata da un catalogo della Fondazione con un testo di Iba Dahlwahiri, giovane curatrice egiziana rifugiata politica in esilio dopo la Primavera Araba. 

Altre mostre in programma?

A dicembre su un artista siciliano del Novecento sottovalutato: Sabo, Salvatore Bonura (1919-75), sconosciuto ai più, ma apprezzato da Leonardo Sciascia e Vittorio Fagone. Realizzeremo la prima retrospettiva, con una sessantina di opere. 

Ci parli della nascita della Galleria.

Risale a un momento di fioritura d’istituzioni d’arte contemporanea nell’area mediterranea. Nel 2004 vi fu la prima Biennale del Cairo e grande attenzione alla Biennale di Istanbul; in quegli anni si aprivano il Museo Riso a Palermo, le Fabbriche Chiaramontane ad Agrigento e la Fondazione Brodbeck a Catania. 

Perché ad Acireale?

Qui si trova la sede della ex Banca Popolare Santa Venera, storica banca che da oltre un secolo è attiva sulla costa orientale della Sicilia, acquisita negli anni Novanta dal Gruppo Credito Valtellinese. La Galleria è stata aperta negli spazi della sede storica di Palazzo Costa-Grimaldi, di fronte al duomo. 

Quali mostre avete proposto in questi dodici anni?

La Galleria inaugurò con lo scultore greco Takis, con un’opera site specific di arte pubblica, coinvolgendo subito la città. Nel 2005 Marco Meneguzzo curò «Sicilia!», con artisti siciliani affermatisi altrove, e l’anno dopo curò una collettiva sulla Sicilia vista da una quarantina di artisti contemporanei. Nel 2012 con l’aiuto di Giovanni Chiaramonte, io e Cristina Quadrio Curzio abbiamo delineato una nuova scuola di fotografia siciliana con Carmelo Nicosia, Carmelo Bongiorno, Sandro Scalia, Ferdinando Scianna, Giuseppe Scafidi, Enzo Sellerio e Letizia Battaglia.

Mariella Rossi, 15 giugno 2016 | © Riproduzione riservata

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