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Arianna Antoniutti
Leggi i suoi articoliUna tomba etrusca, inviolata, eccezionalmente intatta, è stata scoperta a Barbarano Romano, in provincia di Viterbo, nella necropoli di Caiolo, all’interno dell’area archeologica di San Giuliano.
L’importanza scientifica di rinvenire un contesto non corrotto da scavi clandestini è sottolineata da Margherita Eichberg, soprintendente per l’Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale, che così dichiara a «Il Giornale dell’Arte»: «La violazione delle tombe dell’antica Etruria ad opera dei clandestini ci priva di un patrimonio materiale storico e spesso anche artistico. Ma, ancora peggio di questa perdita patrimoniale, è quella documentale, che, contrariamente alla prima, non si recupera, neppure con le indagini e i sequestri. La camera sepolcrale aperta inviolata a Barbarano non brilla per architettura, decorazione o ricchezza dei pezzi deposti, almeno ad una prima occhiata. Straordinariamente intatto, ci è piuttosto pervenuto un contesto culturale integro, che va dalle tracce umane ai monili, ai corredi, agli oggetti rituali. Laddove sarebbe cessata l’azione dei vandali, passando nelle mani dei ricettatori e dei mercanti, comincia invece il lavoro scientifico di chi fa tutela con la ricerca, e che si conclude con la valorizzazione. L’Etruria non finisce mai di parlarci. E ci invita, una volta ancora, al rispetto della storia nelle sue testimonianze».
Non aveva trattenuto l’emozione, nel commentare la notizia della scoperta, Barbara Barbaro, funzionaria di zona della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale: «Questo è quello che succede quando si rinviene una tomba inviolata; si trasforma in un evento collettivo. Quasi l’apertura della porta del sepolcro costituisse un ponte con il nostro passato, la porta d’accesso verso i nostri antenati. Il silenzio, lo stupore, il rispetto per chi ci sta aspettando dietro a quell’enorme masso».
Gli archeologi, al lavoro nell’ambito di scavi concessi dal Ministero della Cultura alla Baylor University del Texas, hanno rimosso «quell’enorme masso», la lastra che sigillava la camera sepolcrale, rivelando al suo interno numerosi vasi, alcuni in ceramica fine dipinta. Sono di questa tipologia, con decorazione etrusco-geometrica, quelli posti, secondo il rituale della sepoltura, presso l’accesso della tomba. Mentre sul letto funebre, a sinistra, si conservano un bacile e diversi elementi ornamentali in bronzo.
La tomba, databile all’epoca Orientalizzante recente (fine VII sec. a.C.), e il suo prezioso corredo funebre sono in queste ore oggetto di accurata documentazione, poi inizierà lo scavo vero e proprio. Il rinvenimento, davvero unico, è frutto della sinergia tra Soprintendenza, Comune, Baylor University, Parco Marturanum, Forze dell’Ordine e cittadinanza.
«La necropoli di San Giuliano, prosegue Barbara Barbaro, conta più di 500 tombe attorno all’insediamento, di cui la maggior parte è stata colpita dai clandestini o in antico o in tempi più recenti. Rarissimo trovare una tomba inviolata. Da qui l’eccezionalità dell’attuale scoperta. Un contesto integro non è centrale solo ai fini della tutela, ma anche perché ci restituisce uno spaccato completo di vita attraverso il rituale della morte».
L’area, in cui si trovano importati sepolcri come la Tomba della Regina, la Tomba del Cervo, la Tomba dei Letti e quella della Cuccumella, in anni recenti ha riservato molte sorprese. Nel 2023 era stata rinvenuta un’altra tomba a dado (con tre camere sormontata da tre porte semi-finte), mentre nel marzo del 2024, durante operazioni di ripulitura e scavo delle camere della Tomba della Salamandra, in una delle camere, già violata, era stato ritrovato un prezioso monile databile al IV sec. a.C.: uno scarabeo in corniola rossa raffigurante un guerriero a cavallo.

Numerosi vasi sono stati trovati presso l’accesso della tomba

Il team di archeologici di fronte all’ingresso aperto della tomba inviolata
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