Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliMamiano di Traversetolo (Pr). Fino all’8 dicembre la Fondazione Magnani Rocca espone uno dei capolavori più conosciuti di Vincent van Gogh, proveniente dalla National Gallery di Londra che da anni collabora con il museo parmense: si tratta de «La sedia», realizzata dal maestro olandese nel 1888 e definita dal curatore della Magnani Rocca Stefano Roffi «Non soltanto un’icona assoluta dell'arte mondiale, ma anche come a uno struggente testamento dell'artista, traccia eterna della sua disperata passione per la vita e per la pittura».
Il dipinto, eseguito durante il soggiorno del pittore ad Arles, in occasione del quale Van Gogh intendeva creare una comunità di artisti nella celeberrima «Casa gialla» di place Lamartine (distrutta nel giugno 1944 durante i combattimenti per la liberazione della città), venne concepito in contemporanea alla «Sedia di Paul Gauguin». È proprio attraverso il rapporto con Gauguin che si comprende l’assenza e al tempo stesso la presenza della vagheggiata collaborazione tra i due artisti, di fatto durata solo nove settimane: le tele rappresentano simbolicamente i ritratti intimi di un legame cercato, ma spesso impossibile. Il vuoto che occupa le sedute, infatti, può essere letto come simbolico del mancato dialogo e anche per questo la scena visiva è riempita da alcuni oggetti emblematici.

Vincent van Gogh, «La sedia di Van Gogh» (part.) © The National Gallery, London. Bought, Courtauld Fund, 1924
Altri articoli dell'autore
Alla Galleria Bper 39 opere (da Guercino a Ontani, da Jules van Biesbroeck a Klinger) illustrano il rapporto tra esseri mitologici e la condizione umana odierna
Alle Sale Chiablese oltre 100 opere dal Quattrocento al Novecento per un lungo excursus che pone al centro la bellezza del gentil sesso
Negli spazi della Fondazione luganese, due appuntamenti celebrano l’anniversario della raccolta dei coniugi che, in mezzo secolo, acquisirono oltre 250 opere da Balla a Warhol
Nel centenario della nascita il Museo di San Domenico, a Imola, riunisce una settantina di opere dell’artista che amava sperimentare con i materiali più eterogenei