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Da sinistra: «Le cose nascono dalla necessità e dal caso» (1989) di Alighiero Boetti; «Senza titolo» (1968) di Jannis Kounellis; «Mimesi» (1975) di Giulio Paolini (particolari)

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Da sinistra: «Le cose nascono dalla necessità e dal caso» (1989) di Alighiero Boetti; «Senza titolo» (1968) di Jannis Kounellis; «Mimesi» (1975) di Giulio Paolini (particolari)

Quotati in borsa: Boetti, Kounellis, Paolini

La rubrica di «Il Giornale dell’Arte» che stabilisce i momenti cruciali delle tendenze economiche dei principali artisti presenti sul mercato italiano: Boetti scende dopo il rally, Kounellis dal 2015 guadagna solo il 12% e Paolini cresce nel 2024

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Alberto Fiz

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«Le cose nascono dalla necessità e dal caso» (1989) di Alighiero Boetti

Alighiero Boetti. Arazzi (lettere)

Il boom di Alighiero Boetti (1940-94) è terminato? Sembra proprio di sì, almeno considerando gli arazzi più commerciali. Del resto, era naturale che il mercato si prendesse una pausa dopo tre anni di aumenti smisurati. Per rendersene conto è sufficiente registrare le variazioni di «Verba volant», un ricamo di diverse tipologie che non ha mai superato i 23 cm di altezza. Ebbene, l’opera costava 20mila euro nel 2010, 39mila nel 2017, 40mila nel 2021 e 127mila nel 2023, quando è stata venduta online il 20 aprile da Sotheby’s. Non c’è dunque da stupirsi che l’assestamento porti qualche grattacapo a chi negli ultimi 24 mesi ha tentato la carta della speculazione. In tal senso, appare emblematico il ribasso di «Le cose nascono dalla necessità e dal caso», un ricamo di 31x33 cm aggiudicato per 113mila euro il 5 dicembre 2023 in un’asta online di Christie’s. Il 12 aprile 2024, nella tornata milanese di Sotheby’s, un’altra variante del medesimo soggetto ha fatto fermare il martello a 82mila euro. Legittimo ridimensionamento per un artista che in 15 anni ha reso il 200% battendo nettamente l’indice della Borsa italiana. Sino al 2023 andava meglio anche di Wall Street.

«Senza titolo» (1968) di Jannis Kounellis

Jannis Kounellis. Installazioni

Jannis Kounellis (1936-2017) è ancora ampiamente sottovalutato. Tra i grandi dell’Arte Povera, le sue quotazioni non appaiono adeguate. In 15 anni le fluttuazioni dei prezzi sono state assai limitate con qualche incremento solo nel 2014, l’anno del suo record personale per merito di «Senza titolo» del 1968, un’opera in legno e juta che nella vendita di Christie’s dell’11 febbraio si è imposta per 1,5 milioni di euro. Si tratta di un’eccezione tenendo conto che già nel 2015 il prezzo più alto non è andato oltre i 700mila euro. Sul fronte delle aste, i valori globali delle installazioni dal 2010 al 2024 sono saliti appena del 12%. Non bisogna però dimenticare che le opere all’incanto di fascia alta appaiono assai rarefatte rispetto a un artista proposto con continuità in trattativa privata a un collezionismo mirato. La complessa collocazione delle sue opere e una gestione di mercato piuttosto difficoltosa (la galleria di Gavin Brown, con cui ha avuto una lunga collaborazione, ha chiuso nel 2020) non lo hanno favorito. Ora la situazione appare migliorata con l’approdo definitivo alla galleria di Barbara Gladstone. Per chi ha saputo attendere, dunque, il futuro potrebbe essere ricco di sorprese.

«Mimesi» (1975) di Giulio Paolini

Giulio Paolini. Installazioni

Il mercato di Giulio Paolini (1940) prosegue il suo cammino senza particolari patemi d’animo a dimostrazione della solidità del suo collezionismo. In una fase piuttosto turbolenta come quella attuale, i valori sono in controtendenza e nell’ultimo anno per le sue installazioni si è assistito a un discreto incremento. Va detto che il campione appare limitato, ma merita attenzione il risultato raggiunto il 9 marzo 2024 nella vendita londinese di Christie’s quando «Mimesi» del 1975 con due calchi in gesso di piccola dimensione (49x22,5x25,5 cm) è stato aggiudicato per 163mila euro raddoppiando le stime iniziali. Del resto, il 3 marzo 2023 un’altra «Mimesi» del 1975, che misura 38x24x20 cm, durante la vendita di Phillips a Londra si era fermata a 50mila euro. Globalmente, i valori appaiono calmierati e il suo top price, che risale al 10 ottobre 2006, è di appena 360mila euro, cifra a cui Christie’s a Londra ha venduto «Le Tre Grazie», installazione del 1978 comprendente anche un disegno e fotografie. Prezzi dunque invitanti con ottime prospettive future: in 15 anni l’incremento è stato moderato, pari al 50%, leggermente inferiore all’indice della Borsa italiana. Il meglio deve ancora venire.

Le analisi e i dati sono curati da Roberto Capitanio in esclusiva per «il Giornale dell’Arte».

Attenzione. Gli indici mettono a confronto l’andamento degli artisti negli ultimi 15 anni rispetto a un particolare segmento del loro mercato (viene calcolata la media dei valori considerando i risultati delle case d’asta italiane e internazionali) con l’oro, la Borsa italiana (Ftse Mib) e la Borsa americana (Standard & Poor’s 500).  

Alberto Fiz, 20 novembre 2024 | © Riproduzione riservata

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