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Fabio Pagano, direttore del Parco Archeologico dei Campi Flegrei

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Fabio Pagano, direttore del Parco Archeologico dei Campi Flegrei

Resta alta l’allerta nel Parco Archeologico dei Campi Flegrei

Alla luce dei ripetuti sciami sismici, il direttore Fabio Pagano ci spiega le procedure speciali per monitorare siti e monumenti di uno dei parchi archeologici più fragili ed estesi in Italia

Graziella Melania Geraci

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Dal 20 maggio scorso, giorno in cui è stata registrata una scossa di magnitudo 4.4, la più forte degli ultimi quarant’anni, non si contano ormai gli sciami sismici che hanno interessato la zona. Dopo l’evacuazione di 39 famiglie e lo sgombero di un’ala del carcere femminile di Pozzuoli, sono partiti i provvedimenti come l’esercitazione antisismica del 24 e 25 giugno che ha tuttavia visto una bassissima adesione da parte di una popolazione sfiduciata. Intanto il governo discute sui provvedimenti e ha stanziato 423 milioni di euro che saranno gestiti da un commissario straordinario. L’alto livello di allerta per il rischio vulcanico dell’area ha attivato procedure speciali anche nel Parco Archeologico dei Campi Flegrei. Per la tutela dei 26 siti afferenti al Parco sono stati avviati una serie di sistemi d’emergenza e un piano di monitoraggio di un gruppo di esperti come racconta Fabio Pagano, direttore del Parco.

Galleria dell’Anfiteatro Flavio di Puteoli (Pozzuoli). Foto Vittorio Infante. Parco Archeologico dei Campi Flegrei

Qual era la situazione del Parco Archeologico prima di essere interessato dagli ultimi episodi sismici?
I nostri sono siti complessi, dalla fragilità endemica. Stiamo parlando di uno dei parchi archeologici più estesi in Italia e alcuni contesti non hanno beneficiato, negli ultimi decenni, di interventi strutturali conservativi, quindi, non sono proprio in forma eccezionale. Oltre all’attività ordinaria, recentemente è stata fatta la programmazione unitamente alla progettazione e alla messa in atto di diversi cantieri, in corso in quasi tutti i siti del parco, per migliorare almeno in parte le condizioni generali conservative. Tali operazioni non dipendono dal momento contingente, ma dalla natura stessa dei siti. Al momento ci sono, ad esempio, un cantiere all’Anfiteatro Flavio di Pozzuoli, due nel Castello Aragonese di Baia, a Cuma e nei siti di Bacoli e Miseno, grazie a finanziamenti europei, uno sforzo importante che sicuramente è di aiuto per la sicurezza e la conservazione. Inoltre, i nostri siti sono sempre stati aperti al pubblico, anche nelle fasi di cantiere, per consentire la fruizione da parte dei visitatori. Sono state effettuate chiusure temporanee solo in relazione ai protocolli di verifica per gli eventi sismici di maggiore importanza.

I lavori hanno migliorato anche la fruizione dei siti?
Si tratta di interventi che hanno un’anima conservativa e di restauro, ma che parallelamente miglioreranno anche i percorsi di fruizione, accoglienza e accessibilità. I cantieri sono partiti ormai da anni e solo ora si inizia a vedere la fine. Quello del Castello di Baia incide nel Padiglione Cavaliere, una sezione chiusa da quasi 15 anni: a conclusione dei lavori saremo in grado di riaprire al pubblico circa il 35% del complesso architettonico, una differenza sostanziale. I lavori all’anfiteatro consentiranno di migliorare il percorso di visita e di accedere nuovamente, dopo tanti anni, a una sezione dell’ambulacro interno. Ci stiamo occupando anche del restauro e del miglioramento dei percorsi di fruizione della città bassa di Cuma, rimasta sempre chiusa al pubblico, tranne in occasione di eventi straordinari e di campagne di studio e di ricerche condotte da svariate università. Tutti gli interventi sono conservativi ma anche prodromici del miglioramento della fruizione e dell’accessibilità, come per il museo dove un grosso intervento attraverso rampe, ascensori e montacarichi, consentirà a tutti l’accesso fino ai livelli più alti del castello.

Il Parco Archeologico sommerso di Baia. Foto Edoardo Ruspantini. Parco Archeologico dei Campi Flegrei

Come avete affrontato le scosse sismiche, c’era già un piano di intervento?
Il Parco insiste su un vulcano e quindi sono già molti anni che collaboriamo con più piani di monitoraggio straordinari e istituzioni, come ad esempio il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università Federico II di Napoli e l’Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale. Conduciamo attività di monitoraggio con strumentazioni in situ e apparecchi satellitari (viene usata l’interferometria), tecnologie adottate in tutti i contesti come il nostro. Nel momento dell’acuirsi della crisi bradisismica, un gruppo di ingegneri strutturisti ha compiuto il controllo a tappeto dei siti aperti al pubblico e dei luoghi dove lavorano le persone. La tipicità del bradisismo è quella di non avere una sola fase critica: nel nostro caso una sequenza di eventi ci accompagna ed è fondamentale il supporto di professionisti che ai dati forniti dai macchinari, unisce il lavoro autoptico, andando sul posto ogni volta che si verifica un sisma, controllando l’accaduto e l’andamento di alcuni punti critici già evidenziati. Tutto ciò garantisce la continuità dell’apertura dei siti che inevitabilmente sono sottoposti a uno stress, così come per tutti gli edifici di Pozzuoli e Bacoli. Oltre a questo lavoro e alle analisi, i protocolli di gestione e di sicurezza guidano su come gestire al meglio una crisi sismica che può verificarsi in qualsiasi momento: fondamentali l’informazione e la formazione del personale per garantire l’apertura di tutti i luoghi del Parco, chiusi solo i giorni seguenti a un evento di importanza non banale, sopra una soglia superiore a 4.0, come avvenuto di recente. Dopo lo sciame 4.4 e i successivi episodi, i siti sono rimasti chiusi 7-8 giorni per le verifiche necessarie. Nessun crollo rilevante, bensì l’acuirsi di qualche quadro fessurativo e il cedimento di qualche stuccatura. Il nostro è un atteggiamento di prudenza, di altissima attenzione e di collaborazione con tutte le istituzioni, con l’auspicio che possa rientrare l’allerta e che la terra flegrea si possa placare. L’altro auspicio è che laddove questo non avvenga, ci possano essere strumenti straordinari per affrontare una situazione che potrebbe diventare ancor più straordinaria.

L’Acropoli nel Parco Archeologico di Cuma (Pozzuoli). Foto Vittorio Infante. Parco Archeologico dei Campi Flegrei

Graziella Melania Geraci, 12 luglio 2024 | © Riproduzione riservata

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