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Il restauro delle sei sculture del Teatro Farnese, Parma, Complesso monumentale della Pilotta

© Cristina Urecheanu

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Il restauro delle sei sculture del Teatro Farnese, Parma, Complesso monumentale della Pilotta

© Cristina Urecheanu

Restauro a vista per sei statue del Teatro Farnese di Parma

Tre alfieri, due angeli (forse un Puttino e un Genietto) e una figura femminile si preparano ad essere integrati nel percorso museale della Pilotta

Davide Landoni

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Il dito della restauratrice ne sfiora il corpo dilaniato, punteggiando con la pelle una linea immaginaria che attraversa lo stucco levigato passando dalla coscia crepata alla pancia sventrata, fino a raggiungere il collo fratturato. «Lei», dice l'esperta, riferendosi alla statua così, nel modo più intuitivo - è una statua, di una figura femminile per di più - ma allo stesso tempo capace di evocare un'umanità che il contesto, d'altra parte, suggerisce. Stesa su un tavolo, circondata da lacci, corde, supporti e strumenti, sembra un corpo umano mai nato e mai morto, cristallizzato nella forma ideale e infinita che il suo creatore ha pensato per lei. 

Eppure gli anni, e il bombardamento che colpì Parma nel 1944, hanno fiaccato la sua immutabilità, del resto solo illusoria. Al suo interno - come in quello delle altre cinque statue, originariamente parte della decorazione del Teatro Farnese di Parma e oggi oggetto di un restauro "a vista" nella Sala del Trionfo del Complesso monumentale della Pilotta - c'è stucco grezzo, paglia, panni, sostegni in legno, in ferro. Un limite? Tutt'altro. 

«Le statue sono un patrimonio di conoscenza per la loro polimatericità, per la loro complessa natura: sono capolavori dell’effimero, realizzati con una tecnica fragile e raffinata - racconta Stefano L'Occaso, direttore della Pilotta - Paglia, corde, panni e armature metalliche costituiscono l’ossatura di queste imponenti statue in stucco, che integravano l’imponente architettura e le decorazioni pittoriche del Teatro». 

Modello ricostruzione 3D, Alfiere

Il restauro delle sei sculture del Teatro Farnese, Parma, Complesso monumentale della Pilotta © Cristina Urecheanu

Le sculture - che raffigurano tre alfieri, due angeli (forse un Puttino e un Genietto) e una figura femminile con decorazione floreale sul petto - sono state realizzate nel 1617 dal plasticatore ticinese Luca Retti e la sua bottega in solo cinque mesi, e componevano un gruppo scultoreo di figure intese a contrapporre allegoricamente la Guerra e la Pace. Gravemente danneggiate, oggi le opere sono conservate in stato frammentario. Due (un alfiere e la figura femminile) non sono mai state restaurate e si trovano in condizioni di forte degrado; le altre quattro furono oggetto di interventi nel 1978 ma richiedono oggi una revisione dei supporti espositivi e degli elementi integrati. 

Ad occuparsene sono le restauratrici Elena Zichichi ed Elena Russo, che agiranno sotto la direzione lavori di Gisella Pollastro. In particolare, il progetto mira alla messa in sicurezza, pulitura, consolidamento e reintegrazione selettiva delle opere, nel rispetto dei materiali originari e delle tecniche esecutive polimateriche che caratterizzano il raro insieme decorativo. Una volta assicurate, le statue saranno esposte al pubblico in un nuovo allestimento museale permanente, integrato nel percorso del Complesso della Pilotta. Inoltre una loro ricostruzione virtuale sarà ricollocata nelle rispettive posizioni originarie, all’interno di una ricostruzione 3D del Teatro Farnese, arricchita da modelli integrativi che ipotizzano l’aspetto originario delle opere prima della distruzione. 

Dopo essere rimaste a lungo, a scopo precauzionale, nei depositi della Pilotta, presto «Lei» e i suoi compagni saranno idealmente esposti due volte, quasi a compensare tutto il tempo perduto.

Davide Landoni, 26 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

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