Camilla Bertoni
Leggi i suoi articoliEra rimasta solo la testa a testimoniare la grandezza di un’opera che per più di un secolo era stata il simbolo delle collezioni dei Musei Civici di Bassano del Grappa (Vicenza). Il Cavallo colossale di Antonio Canova era miracolosamente sopravvissuto ai bombardamenti del 24 aprile 1945 che avevano invece quasi completamente distrutto il modello per il monumento equestre a Carlo III di Borbone, sempre dello scultore di Possagno, esposto nella stessa sala.
Ma l’opera, un gesso patinato a finto bronzo, cadde in disgrazia dal 1969: l’allora direttore dei Musei di Bassano, Bruno Passamani, per la necessità di realizzare lavori strutturali nella sala, decise di trasferirlo nei depositi sezionandolo in varie parti. Difficile infatti, per le sue imponenti dimensioni e per la strumentazione del tempo, movimentarlo intero. Ma la progettata ricollocazione in posizione più adeguata non avvenne mai, e i frammenti del cavallo, subendo vari spostamenti, furono progressivamente, nel tempo, danneggiati.
A inizio 2000 la testa, restaurata per volere dell’allora direttrice Giuliana Ericani, era stata inserita nel percorso museale, ma oggi, dopo più di cinquant’anni, i Musei Civici con il Comune di Bassano e la collaborazione del Segretariato regionale del Ministero della Cultura per il Veneto e della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Verona, Rovigo e Vicenza, hanno unito le forze per ricomporre e restaurare l’intera opera.
Il progetto è stato presentato il 13 febbraio nella sede dei Musei Civici dalla direttrice Barbara Guidi con il sindaco di Bassano Nicola Finco ed è stato inserito nel programma biennale di «Restituzioni» di Intesa Sanpaolo che coprirà 122mila euro del costo complessivo di 340.500, gli altri contributi sono di Venice in Peril Fund, fondato nel 1966 da Sir Ashley Clarke, allora Ambasciatore britannico in Italia, MiC e Comune di Bassano. «Proteggere il patrimonio artistico italiano è per Intesa Sanpaolo un impegno irrinunciabile che ha portato alla nascita, trentasei anni fa, del più importante programma di restauri a livello mondiale, realizzato in stretto dialogo con il Ministero della Cultura, ha dichiarato Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo. “Restituzioni” non poteva mancare oggi all’appuntamento con lo spettacolare Cavallo colossale di Antonio Canova, per dare nuova vita all’imponente scultura del grande artista che sarà accolta anche nelle nostre Gallerie d’Italia di Milano nell’ambito della prossima mostra autunnale».
«Restituzioni» èun programma biennale di restauri di opere d’arte appartenenti al patrimonio artistico del Paese, curato e promosso dal 1989 da Intesa Sanpaolo in collaborazione con gli enti ministeriali competenti in materia di tutela, a partire dalle Soprintendenze. Giunto alla ventesima edizione, il programma si avvale della curatela scientifica di Carlo Bertelli (dal 2000 e oggi curatore emerito),
Giorgio Bonsanti (dal 2013) e Carla Di Francesco (dal 2019). In 36 anni di attività, sono oltre 2.200 le opere recuperate di svariate epoche, dall’archeologia all’età contemporana, e tipologie, dalla pittura alla scultura, agli arredi, alle arti decorative, all’oreficeria.
Il Cavallo fu realizzato da Canova tra il 1819 e il 1821 come modello per una scultura equestre in bronzo commissionata dal re di Napoli Ferdinando I di Borbone, ma alla morte dello scultore nel 1822 era stata completato solo l’animale. Rimasto nello studio romano dello scultore, fu donato dal fratello Giambattista Sartori Canova (1775-1859) al museo di Bassano insieme a molte altre opere. «Il progetto di ricomposizione del Cavallo colossale, spiega Guidi, era stato accarezzato sia da Ericani sia da Chiara Casarin, che aveva pensato alla realizzazione di una copia in bronzo a cura di Factum arte, ma le difficoltà tecniche ed economiche hanno sempre frenato la realizzazione. Sono stati precedenti comunque importanti per arrivare al progetto odierno. Bisogna inoltre capire la situazione degli anni postbellici, quando il museo era quasi completamente distrutto e le difficoltà da affrontare davvero ingenti, e bisogna anche contestualizzare la scelta di Passamani nel momento di massima sfortuna critica dell’opera di Canova».
Il progetto di restauro, affidato a Passarella Restauri (cui si deve il difficile recupero nel 2021 delle «Ebe» canoviana ridotta in frammenti dalle bombe), e allo studio R.S. Ingegneria di Padova per quanto riguarda il nuovo supporto pensato anche per le future movimentazioni, è stato seguito e approvato dalla Soprintendenza: «Per questo meritevole intervento di recupero di un’opera canoviana unica al mondo, ha dichiarato il soprintendente Andrea Rosignoli , saremo impegnati non solo nell’esercizio dell’alta sorveglianza, ma con il sostegno diretto del MiC all’impresa». Info e aggiornamenti museibassano.it.
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Una fotografia del Cavallo colossale di Antonio Canova nel Salone Canova, Museo Civico di Bassano del Grappa, 1967-69
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Il Cavallo colossale di Antonio Canova nel Salone Canova, Museo Civico di Bassano del Grappa, 1950
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