Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image

La facciata dell’Ospedale degli Incurabili vista dal cortile interno del complesso.

Foto tratta da Wikipedia. Foto © IlSistemone | CC BY SA 3.0

Image

La facciata dell’Ospedale degli Incurabili vista dal cortile interno del complesso.

Foto tratta da Wikipedia. Foto © IlSistemone | CC BY SA 3.0

Riaprono gli Incurabili a Napoli

Nel complesso di Santa Maria del Popolo è ora possibile ammirare una prima selezione delle opere (circa 4mila) che vi sono conservate

Gaspare Melchiorri

Leggi i suoi articoli

A Napoli, nel cuore del Rione Sanità, riapre uno dei luoghi più affascinanti e dimenticati della città: il complesso di Santa Maria del Popolo degli Incurabili. Per anni abbandonato, il complesso (noto ai napoletani semplicemente come «Gli Incurabili») custodisce un patrimonio straordinario di arte, scienza e fede. Un vero museo a cielo aperto, finalmente restituito alla città, e di cui ora è possibile ammirare una prima selezione delle opere d’arte, circa 4mila, rimaste a lungo nell’ombra. Dipinti, sculture e tele stanno tornando a nuova vita grazie al lavoro di restauratori, storici e istituzioni. Il progetto rientra in un più ampio piano di riqualificazione, promosso dalla Regione Campania con la collaborazione della Soprintendenza, dell’Asl Napoli 1 Centro, cui fa capo il complesso annesso all’ospedale omonimo, e del Museo delle Arti Sanitarie.

La prima fase del restauro riguarda collezioni d’arte che già dalla fine dell’Ottocento facevano parte di un percorso museale. Si tratta di opere originali, spesso poco conosciute, provenienti dai vari ospedali della rete degli Ospedali Riuniti di Napoli, di cui quello degli Incurabili era il capofila.

«Siamo certi di essere solo all’inizio di un percorso che vedrà il Complesso di Santa Maria del Popolo degli Incurabili protagonista di una rinascita, capace di illuminare il presente e aprire nuovi orizzonti, rendendo sempre più visibile il valore del suo straordinario patrimonio artistico e del suo ruolo clinico-assistenziale e socio-sanitario», spiega Ciro Verdoliva, direttore generale dell’Asl.

All’interno della struttura è stato inoltre allestito un «atelier del restauro», con pareti trasparenti e macchinari scientifici, per consentire a cittadini e turisti di osservare da vicino gli esperti al lavoro. Tra le prime opere recuperate spiccano un dipinto della Madonna Assunta, una tela raffigurante un «Martirio di San Bartolomeo» e una scultura lignea del Cristo deposto, risalente alla fine del Cinquecento, utilizzata durante le processioni e dotata di una parrucca realizzata con capelli veri.

Coordinatrice dei restauri, Cinzia Pasquali, già attiva al Louvre e curatrice di importanti interventi a livello internazionale, ha dichiarato: «Abbiamo messo in sicurezza queste 4mila opere, le abbiamo catalogate e digitalizzate per eseguire una diagnosi accurata e scegliere l’intervento di restauro più adatto per ciascuna. La tela della Madonna Assunta era deformata, segnata dall’umidità e in uno stato critico di conservazione. Il suo recupero è stato davvero sorprendente».

«Lavoro per il Louvre e per altri grandi musei nel mondo, prosegue la curatrice, ma devo dire che poche volte ho trovato un’attenzione come qui a Napoli per il patrimonio culturale. È veramente un’operazione abbastanza straordinaria mettere in sicurezza queste 4mila opere d’arte che appartengono al patrimonio degli Incurabili».

Una mostra, inaugurata da pochi giorni, condivide con la città il lavoro sinora svolto, racconta da vicino gli interventi tecnici, mostra le immagini del «prima e dopo» e spiega perché salvare questi beni significa tutelare un pezzo fondamentale dell’identità culturale partenopea.

Gaspare Melchiorri, 30 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

L’impiantito dell’ex Basilica è cavo e necessita di un serio restauro. I milioni di visitatori che ogni anno entrano nell’edificio accelerano il deterioramento delle strutture

L’edificio, cinquecentesco, si articola in due piani fuori terra dell’appartamento signorile e in un seminterrato per le attività agricole. Diventerà un luogo di accoglienza e lavoro

In un deposito votivo sotto il pavimento originario del santuario è stato trovato un anello d’argento, probabilmente deposto da una donna come offerta alla divinità

Le decorazioni interne, realizzate in diverse stesure, sono cronologicamente comprese tra il tardo Cinquecento e un periodo racchiuso tra il 1830 e l’inizio del Novecento

Riaprono gli Incurabili a Napoli | Gaspare Melchiorri

Riaprono gli Incurabili a Napoli | Gaspare Melchiorri