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«Untitled» (1961 ca) di Robert Ryman © 2023 Robert Ryman/Artists Rights Society (ARS), New York

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«Untitled» (1961 ca) di Robert Ryman © 2023 Robert Ryman/Artists Rights Society (ARS), New York

Robert Ryman: «Mai che cosa dipingere, ma come dipingere»

In una delle sedi newyorkesi della galleria David Zwirner, un percorso racconta un triennio essenziale (1961-64) negli esordi dell’artista minimal-concettuale

Elisa Carollo

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David Zwirner celebra la pittura monocromatica di Robert Ryman ( 1934-2009) con una mostra che apre il 9 novembre nella sede newyorkese al 537 West 20th Street (fino al 3 febbraio 2024). Curato da Dieter Schwarz, il percorso si concentra sulla produzione degli anni 1961-1964, con prestiti significativi sia dagli Stati Uniti che dall’Europa.

In opposizione rispetto all’esuberanza gestuale dell’Espressionismo astratto e a quella commerciale della Pop art, la produzione essenziale, priva di orpelli, dell’artista americano ha indagato «mai che cosa dipingere, ma come dipingere», esplorando le diverse possibilità formali inerenti alla stessa stesura pittorica, e alla gestione della superficie della tela.

Con un approccio molto più vicino a tendenze asiatiche contemporanee, come quella del Dansaekhwa, Ryman ha dedicato la sua assoluta devozione al gesto pittorico e alle diverse possibilità di esperienza della sua fruizione. Sebbene l’artista abbia raggiunto una maggiore notorietà solo verso il finire degli anni Sessanta con l’emergere di tendenze più concettuali e analitiche, i lavori presentati da Zwirner sono particolarmente rivelatori delle sue primissime investigazioni sugli elementi base del dipinto: superficie della tela, gesto compositivo e cornice.

Impasti materici di varia consistenza, dipinti pesantemente o scarsamente lavorati in formati piccoli e grandi, e un gruppo di opere su lino grezzo raramente esposte, rivelano gli infiniti possibili effetti spaziali che Ryman riuscì ad ottenere con il colore puro, sperimentando una vasta gamma di metodi di applicazione della pittura, di gestione della tela e di modalità di presentazione.

A dispetto della sua fama di artista interessato esclusivamente al bianco, Ryman ha esplorato il rapporto tra toni cromatici e acromatici, giocando con altri colori puri come il blu o il verde, che ritroviamo in mostra.
La personale nello spazio newyorkese è la più ampia presentazione di lavori dei primi anni Sessanta, e la prima nella Grande Mela a esaminare in modo approfondito questo periodo dell’autore dopo la celebre retrospettiva del 1993-94 al Museum of Modern Art, curata da Robert Storr e Nicholas Serota.

Questa mostra fa seguito a «Robert Ryman: The Last Paintings» nel 2022, la prima presentazione di opere dell’artista da parte della galleria dopo l’annuncio nella primavera del 2021 della rappresentanza del lascito di Ryman. Un’iniziativa complementare, che esplora invece i disegni, si tiene in contemporanea presso lo spazio londinese di David Zwirner (dal 30 novembre-13 gennaio).

Come scrive Schwarz: «Per Ryman, praticare il "disegno" non significa essere confinati in un unico genere o fissarsi su un supporto convenzionale per l'immagine. Nella sua ricerca, un disegno è un oggetto nella misura in cui non rappresenta nulla. Ma non è un oggetto nel senso di un dato fisso: è il risultato di un processo durante il quale egli verifica le proprietà del mezzo e del supporto collegando le due cose e creando una configurazione lineare che coinvolge entrambe le componenti».

Nel 2024, la casa editrice David Zwirner Books pubblicherà un importante catalogo su Ryman, che include, tra gli altri, nuovi studi di Schwarz e Lucy Lippard.

«Untitled» (1961 ca) di Robert Ryman © 2023 Robert Ryman/Artists Rights Society (ARS), New York

Elisa Carollo, 09 novembre 2023 | © Riproduzione riservata

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