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Francesco Tiradritti
Leggi i suoi articoliStavolta niente oro e faraoni, mummie e sarcofagi. Stavolta la scoperta è davvero consistente e notevole. L’ha compiuta una missione archeologica del Consiglio Superiore delle Antichità egiziano, finanziata dalla Fondazione Zahi Hawass per le Antichità e il Patrimonio, a Saqqara, uno dei più importanti siti archeologici dell’Egitto a trenta chilometri a sud del Cairo. Si tratta di scavi ancora in corso e perciò le prime notizie sono frammentarie, ma già lasciano presagire ulteriori sviluppi che, stavolta davvero, sono in grado di aggiungere tasselli importanti all’inizio e alla fine dell’Antico Regno, il periodo in cui furono costruite le piramidi di Giza, nonché uno dei momenti di massimo splendore della civiltà faraonica.
Gli archeologi egiziani stanno riportando alla luce i resti della mastaba del principe Userefra, figlio del primo sovrano della V dinastia Userkaf (metà del XXV secolo a.C.). Gli scavi hanno già condotto a liberare dalla sabbia una falsa porta (monumento che riproduce un accesso ed era ritenuto porre il defunto in connessione con il mondo dei vivi) in sienite di quattro metri di altezza e un metro e mezzo di larghezza. Le iscrizioni affermano che Userfera era «principe ereditario, governatore delle regioni di Buto e Nekhbet, scriba reale, giudice e sacerdote lettore». Viste le notevoli dimensioni, già questo è un ritrovamento di notevole importanza.
Ancora maggiore interesse desta però il ritrovamento, all’interno della tomba, del gruppo statuario che ritrae dieci figlie di Djoser (fine del XXVII secolo a.C.), il sovrano della III dinastia cui si deve la costruzione della Piramide a gradoni che, con il suo profilo, caratterizza e domina tutto il sito di Saqqara. In associazione con il gruppo delle principesse, sarebbero state recuperate anche le statue di Djoser e di una delle sue spose. Secondo l’archeologo ed ex ministro delle antichità Zahi Hawass, le sculture si trovavano nel complesso funerario di Djoser e sarebbero state trasportate nella tomba di Userfra in epoca tarda. Il riutilizzo del monumento sarebbe d’altro canto testimoniato dal ritrovamento, sempre all’interno della struttura sepolcrale, della statua di un funzionario della XXVI dinastia (metà del VII-metà del VI secolo a.C.).
Gli scavi hanno anche condotto alla scoperta di un ingresso lungo il lato orientale della mastaba. È sormontato da un enorme architrave con i nomi e i titoli del defunto e l’iscrizione menziona anche il sovrano Neferirkara Kakai, terzo sovrano della V dinastia. Poco a nord è stato ritrovato un gruppo statuario di tredici personaggi femminili, seduti su un seggio con alto schienale e con le mani appoggiate e intrecciate sul grembo. Tre hanno dimensioni maggiori rispetto alle altre e sono state identificate con altrettante spose di Userefra. Una ha ancora la testa, mentre le restanti risultano acefale. Davanti al gruppo scultoreo è stata rinvenuta con la faccia rivolta verso il terreno una statua in granito scuro dell’altezza di 1,35 metri. È priva dei piedi e ritrae un funzionario. La parrucca e il modellato del viso richiamano soluzioni scultoree arcaiche, così come i due bastoni riprodotti attaccati lungo le braccia. Questi particolari inducono perciò a datare la scultura alla III dinastia e a renderla contemporanea con le statue relative a Djoser e alla sua famiglia ritrovate sul sito.

Una statua di funzionario in granito scuro. Foto tratta dalla pagina Facebook del Ministero del Turismo e delle Antichità egiziano

Una veduta del lato orientale della mastaba di Userefra. Foto tratta dalla pagina Facebook del Ministero del Turismo e delle Antichità egiziano
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