Nel 1941, dopo essere stato smobilitato, Pierre Soulages (1919-2022) arriva a Montpellier, dove frequenta assiduamente il Musée Fabre per ammirare le opere, tra le altre, di Courbet, Pedro de Campaña e Francisco de Zurbarán. Oggi, ottantaquattro anni dopo, torna tra le mura del museo francese, per celebrarne il bicentenario, in veste di protagonista, con la prima retrospettiva che la città organizza a un artista.
«Pierre Soulages. L’incontro» (dal 28 giugno al 4 gennaio 2026) è in realtà la seconda occasione in cui i suoi lavori entrano nel museo, dopo la concessione di dieci dipinti e la donazione di venti opere nel 2005, allestite in modo permanente secondo le sue volontà. La mostra, che si aprirà con due inediti realizzati tra il 2020 e il 2021, non seguirà quindi un approccio cronologico, bensì una visione ciclica, privilegiando gli echi tra epoche diverse, attraverso un percorso in sei capitoli.
Circa 120 opere tra dipinti, opere su carta, rame, bronzo e vetro saranno esposte insieme a lavori di artisti più storicizzati come Rembrandt, Zurbarán, Courbet, Cézanne, Van Gogh, Mondrian e Picasso, e quelli di colleghi che ha avuto l’occasione di incontrare e che hanno segnato la sua vita come Hans Hartung, Anna-Eva Bergman, Pierrette Bloch e Zao, Pierrette Bloch e Zao Wou-Ki.
La prima sezione rivelerà il suo rapporto con i materiali e presenterà il legame che esiste, fin dall’inizio, con l’arte parietale e preistorica. Il secondo capitolo si concentrerà sulle composizioni degli anni Cinquanta, in cui, rifiutando ogni lirismo e gestualità, lo spazio della tela è approcciato come se fosse un’architettura. I visitatori sono poi invitati a immergersi, nella terza sala, nel cosiddetto periodo «cistercense» attraverso un gruppo di opere degli anni Settanta che sembrano contenere grandi scritte incomprensibili o lievi punteggiature nello strato pittorico. La quarta sezione esamina una delle modalità dell’artista di trattare la luce attraverso il colore nero, erede della tradizione chiaroscurale. Già nel 1949, le tele di Soulages mostrano un interesse per la luce che emerge dalla superficie scura offrendo intensi effetti di contrasto. Questa fascinazione per la «noir-lumière» s’impone nel 1979, quando l’artista inizia a coprire l’intera superficie con vernice nera, in quelli che saranno poi denominati «Outrenoirs». La quinta parte sarà incentrata sul binomio bianco-nero e sul gioco della trasparenza, con un focus sulle vetrate dell’Abbazia di Sainte-Foy de Conques realizzate tra il 1987 e il 1994. Infine, si apre la sesta e ultima sezione della mostra, dedicata alla sua percezione dello spazio sia nella pittura sia nel dialogo dell’opera con l’ambiente circostante, lasciando alla monumentalità giocare un ruolo di prim’ordine. È negli anni Ottanta, infatti, che nascono i polittici, in questa sede appesi al centro della stanza, sospesi con cavi, riprendendo un metodo ideato nel 1966 da Soulages per una mostra a Houston.
Dall’atelier di Conques, attraverso le gallerie permanenti del Musée Fabre, i visitatori saranno trasportati nell’universo dell’artista accompagnati dalle sue stesse parole sull’arte e sulla sua carriera anche attraverso la realtà virtuale, con la collaborazione di Lucid Realities.