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Redazione
Leggi i suoi articoliLa sezione Prints & Multiples dell’asta Catawiki (dal 5 al 22 dicembre) si configura come una mappa stratificata del pensiero visivo del Novecento, in cui la riproducibilità non è riduzione ma, al contrario, strumento di diffusione dell’idea. Dal valore ontologico dell’immagine alla sua dimensione politica, dal segno lirico alla struttura percettiva, il multiplo diventa qui un luogo di resistenza concettuale. Ad aprire idealmente il percorso è Michelangelo Pistoletto, con «Essere è l’impossibile» (1990), litografia firmata che traduce in forma grafica la tensione filosofica dell’Arte Povera: l’essere come processo irrisolto, come specchio che non restituisce mai una verità definitiva. Un’opera che dialoga sottilmente con la serialità critica di Mario Schifano, il cui «Propaganda», serigrafia firmata, stimata tra 1.200 e 1.500 euro, porta nel campo del multiplo l’urgenza iconica e mediatica della Pop italiana, rivelando il cortocircuito tra immagine e ideologia.
Questo asse italiano trova una raffinata controparte nella liricità segnica di Joan Miró. «Sobreteixims» (1973), litografia firmata (stima: 2.500 – 3mila euro), riafferma il valore del gesto come spazio poetico autonomo, in dialogo ideale con la dimensione metafisica di Giorgio de Chirico. Qui presente con più lavori – dal «Trovatore» (1972, stima: 2.500 – 3mila euro) a Piazza d’Italia con statua equestre (1973, € 1.800 – € 2.200), fino a Le Maschere (1970, € 2.500 – € 3.000) – De Chirico dimostra come la ripetizione dell’archetipo non sia mai reiterazione sterile, ma continua riscrittura del mito. La riflessione sulla percezione e sulla superficie emerge con forza nelle opere di Alberto Biasi (Forma del Vento, 2021, € 1.000 – € 1.300), Enrico Castellani (Senza Titolo, 1979, € 1.200 – € 1.500) e Agostino Bonalumi («Estroflessione», 1988; stima: 500-700 euro). In questi lavori il multiplo diventa laboratorio spaziale: la carta non è solo supporto ma campo di tensione dove la serialità conserva intatta la radicalità del progetto originario. Un controcanto lirico è offerto dalle incisioni di Piero Guccione, «Libera» (2010) e «Le vie del mare» (1992), entrambe stimate 800 – mille euro. Qui il tempo si distende, l’immagine si fa soglia contemplativa, opponendo alla velocità della modernità una misura interiore, quasi musicale. Il versante surrealista e simbolico è rappresentato da Salvador Dalí, con «Un Couple aux Têtes pleines de Nuages» (stima 7mila – 8mila), opera che conferma la capacità del multiplo di veicolare immaginari complessi e stratificati, e da Ernst Fuchs, la cui scultura «Frau Lot» (44 cm in lega dorata; stima: 1.800 – 2.200 euro) introduce una dimensione mitologica tridimensionale, sospesa tra eros e apocalisse. La presenza di Pablo Picasso è duplice e significativa: da un lato la scultura «Visage», ceramica Madoura del 1955, con una stima compresa tra 3.500 e 4mila euro, dall’altro il «Plate – Service Poisson» (edizione del 1947; stima: 2.800 – 3.500), due oggetti che ribadiscono come il multiplo, anche quando funzionale o ceramico, resti un’estensione diretta del gesto pittorico.
Il dialogo con la storia dell’arte si esplicita infine in David Hockney, con «Omaggio a Michelangelo» (1975,; stima: 10mila-13mila euro), dove la citazione diventa esercizio di libertà stilistica, e in Christo, il cui «Wrapped Mur des Réformateurs, Geneva» (1977; stima: 4.700 – 5.200 euro) trasforma l’atto del coprire in un’operazione critica sullo spazio pubblico e sulla memoria. Chiude il percorso delle stampe e dei multipli la scultura ironica e dissacrante di Enrico Baj, «Roller-Dragster» (1985; stima: 3mila – 5mila euro), che ricorda come anche il multiplo possa farsi caricatura feroce del potere e della modernità meccanica.
Questa selezione ricorda quanto il multiplo, l'opera d'arte riproducibile si possa rendere più accessibile di un lavoro unico senza perdere affatto in intensità e significato. Proprio a proposito di riproducibilità, la sezione Photography dell’asta racchiude autori e immagini che interrogano lo statuto stesso dell’opera fotografica, oscillando tra documento e costruzione estetica, tra serialità e aura, e riaffermando il ruolo della fotografia come linguaggio critico capace di riflettere sul tempo, sulla memoria e sulla circolazione delle immagini nella cultura visiva contemporanea.
Enrico Baj, «Roller-Dragster». Courtesy of Catawiki
Christo, «Wrapped Mur des Réformateurs, Geneva». Courtesy of Catawiki
Gli autori compresi in questa selezione? Tutti di grande notorietà: Guido Guidi, pioniere della nuova fotografia di paesaggio italiana, Mario Giacomelli, artista che usava la fotocamera per «scrivere» poesie visive, Willy Ronis, esponente di spicco della fotografia umanista francese, Henri Cartier-Bresson, padre del fotogiornalismo e uno degli artisti più famosi al mondo, Mario Schifano, una delle figure più rilevanti e popolari dell'arte italiana del XX secolo, Franco Fontana, maestro del colore e della geometria, Ferruccio Ferroni, riconosciuto come un «poeta della luce», Michele Zaza, artista che ha scelto la fotografia non per documentare ma per «creare» la realtà, Jan Saudek, fotografo ceco, noto per il suo stile onirico, decadente e provocatorio che fonde fotografia e pittura e Michael Kenna, maestro della fotografia in bianco e nero e del minimalismo. di Giacomelli molto toccante è «Fiorella il giorno della Comunione» (stima: 3mila-3.500 euro), primo piano della fanciulla in bianco e nero in cui la grana marcata, il contrasto deciso e l’inquadratura ravvicinata trasformano un momento privato in un’immagine universale, capace di parlare di crescita, ritualità e memoria collettiva. Di Ronis è il nebbioso scorcio parigino del 1948 «Carrefour Sèvres-Babylone» (stima: 1.500 - 1.800), una fotografia che restituisce con delicatezza poetica l’atmosfera sospesa del dopoguerra, evocando un tempo lento, umano e profondamente quotidiano.
Willy Ronis, «Carrefour Sèvres-Babylone». Courtesy of Catawiki
Henri Cartier-Bresson, «Shangai, China», 1949. Courtesy of Catawiki
Ferruccio Ferroni, «Mediterranea». Courtesy of Catawiki
Ma è la sezione intitolata Direct from the Artist, con opere provenienti direttamente dalle mani dei loro autori, senza intermediari, che potrebbe incuriosire di più chi è in cerca di un contatto diretto con il gesto creativo, con l’idea originaria dell’artista prima che il tempo e il mercato la trasformino. Qua spicca la mano di Stefano Trapanese che con il suo olio «San Matteo e l'angelo» (stima: 10mila-12mila euro) rilegge la tradizione iconografica con una pittura intensa e controllata, capace di tenere insieme spiritualità e materia, ma anche l'energia gestuale di Maurizio Castagna che con il suo «Luce nella giustizia», tecnica mista stimata tra 3mila e 3.600 euro, affida al segno e al colore una tensione che trasformando la superficie in campo di confronto emotivo. L'artista Ivan Pili emerge con un dipinto iperrealista, quasi fotografico («Impressions No. 29»; stima: 3mila -3.600 euro) così come Francien Krieg con «Daydream» (4.200 - 5mila euro) e «Tenderness» (stima: 3mila - 3.600 euro), ritratti di una senilità nuda e fragile, mai compiaciuta nè volgare, in cui lo sguardo si fa esercizio di empatia più che disposizione. Andrea Buglisi è presente con «Celerino», magnifico cavallo traslato su tela (4mila-4.800 la stima) e l'elegante e asciutto dittico «Fides» (stessa stima dell'altro) con un uccellino e un masso protagonisti su fondo ceruleo.
Stefano Trapanese, «San Matteo e l’angelo». Courtesy of Catawiki
Jacopo Mattia Alegiani, «Light on Black». Courtesy of Catawiki
L Anton, «Plongeuses». Courtesy of Catawiki
Infine, si sottolinea ancora la presenza di Jacopo Mattia Alegiani, autore di «Pro > 8» (stima: 6mila–7.200 euro) e «Light on Black» (stima: 3mila–3.600 euro), composizioni materiche in cui la luce si riflette per evidenziare una rugosità e una morfologia della superficie che diventano elementi strutturali dell’opera. Il gesto pittorico, controllato ma fisicamente presente, costruisce campi visivi densi, nei quali l’interazione tra chiaroscuro e materia genera una percezione quasi tattile. La superficie non è mai neutra, ma si fa luogo di tensione tra profondità e affioramento, tra assorbimento e rifrazione della luce, suggerendo una dimensione spaziale che va oltre la bidimensionalità del supporto.
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