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Alessia De Michelis
Leggi i suoi articoliNegli Stati Uniti si riaccende il dibattito sulla restituzione delle opere trafugate durante il nazismo. Al centro della discussione c’è l’Hear Act (Holocaust Expropriated Art Recovery Act), la legge federale approvata nel 2016 per facilitare le richieste di risarcimento da parte delle vittime dell’Olocausto e dei loro eredi, superando ostacoli procedurali come la prescrizione. In vista della sua scadenza nel 2026, un gruppo bipartisan di senatori ha proposto non solo di prorogarla, ma anche di rafforzarla, eliminando alcuni ostacoli tecnici utilizzati dai musei per respingere i ricorsi.
Secondo un’inchiesta del «New York Times», l’Associazione dei Direttori dei Musei d’Arte (Aamd) avrebbe ingaggiato un’attività di lobbying per contrastarne la riforma esprimendo perplessità sulle modifiche proposte, perché, come sottolineato dal portavoce Sascha Freudenheim, potrebbero «minacciare i principi del sistema giuridico, indebolire le difese in buona fede dei musei e alimentare un’ondata di cause legali». Anche il Metropolitan Museum of Art di New York ha espresso riserve.
Il sindaco di New York, Eric Adams, ha condannato queste pressioni, invitando i musei a sostenere con decisione la giustizia per le vittime dell’Olocausto. Anche la World Jewish Restitution Organisation è intervenuta, sollecitando il consiglio di amministrazione del Met a ritirare ogni opposizione alla riforma della legge, che giudica incompatibile con i valori del museo e della città di New York.
«Anziché promuovere trasparenza e riconciliazione, ha dichiarato a maggio il senatore John Fetterman, alcuni preferiscono resistere legalmente, negando giustizia ai legittimi proprietari. Questo tradisce lo spirito della legge e scoraggia le famiglie colpite».
Non è ancora stata fissata una data per il voto in Senato, ma il Congresso tornerà a riunirsi il 2 settembre.
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