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Statue, biblioteche, musei: l’Isis all’attacco per fare cassa

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Redazione GDA

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Nel 2001 i telebani fecero esplodere i grandi Buddha scolpiti nella roccia della valle di Bamiyan, in Afghanistan. Le distruzioni si ripetono ora a Mosul, la seconda città dell’Iraq, caduta alcuni mesi fa nelle mani dei jihadisti. Un video diffuso online tramite un account twitter del Califfato, lo scorso 26 febbraio, mostra la rabbia di decine di terroristi scatenarsi contro statue e bassorilievi dell’antica città assira di Ninive. Con un martello pneumatico polverizzano l’imponente statua di granito di un toro alato Nergal, antica divinità mesopotamica. Si tratta di un video di propaganda di cinque minuti, in cui alcune immagini passano a rallentatore. Un uomo sostiene che queste statue sono «idoli venerati da popoli che vissero qui prima di Allah» e che per questo vanno distrutte. «È un attacco deliberato alla storia e alla cultura millenaria dell’Iraq» ha reagito da Parigi la direttrice dell’Unesco, Irina Bokova, chiedendo una riunione di crisi del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e invocando la violazione della risoluzione 2.199 adottata a febbraio sui finanziamenti illeciti dell’Isis. Questo scempio «è molto più di una tragedia per la cultura, ha aggiunto, è un problema di sicurezza dal momento che alimenta violenza settaria, estremismo e conflitti». L’Isis «compie un atto criminale: non solo deruba una società del suo futuro, ma ne vuole cancellare anche il passato», ha osservato Stephane Dujarric, portavoce di Ban Ki-moon, segretario generale dell’Onu. Negli ultimi mesi, le devastazioni si sono moltiplicate a Mosul. A gennaio (ma l’informazione è stata diffusa solo un mese dopo) erano state saccheggiate numerose biblioteche. Più di 2mila volumi, tra cui testi di poesia e filosofia e racconti per l’infanzia, giudicati contrari all’Islam, sono stati portati via e dati alle fiamme. «Sono libri che incitano all’infedeltà e invocano la disobbedienza a Dio. Per questo li bruciamo», aveva affermato un miliziano citato dall’agenzia di stampa Associated Press. Si presume che dalla Biblioteca nazionale di Mosul siano andati perse per sempre la collezione dei giornali d’epoca iracheni, ma anche mappe e volumi di epoca ottomana. Sempre da Mosul si era già avuta notizia della distruzione di un tratto delle antiche mura di Ninive del I millennio a.C. «È un crimine contro il pensiero, la storia, contro la cultura e l’educazione», ha osservato da Parigi Jack Lang, presidente dell’Institut du monde Arabe ed ex ministro della Cultura, paragonando i miliziani dell’Isis ai nazisti: «L’ambizione dell’Isis è imporre la visione unica e sradicare la libertà di espressione. Un pensiero totalitario che non ha nulla a che vedere con l’Islam». Intanto, l’11 febbraio militanti associati ad Al-Qaeda avrebbero distrutto nello Yemen reliquie e sepoltura di un santo Sufi, Sufynan bin Abdullah, noto per aver combattuto a fianco del Saladino nel 1187.



Redazione GDA, 02 marzo 2015 | © Riproduzione riservata

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