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Letizia Riccio
Leggi i suoi articoli«Anselm» di Wim Wenders arriva su Sky Arte, dopo la visione nelle sale del maggio scorso. Domenica 9 marzo, il giorno seguente l’ottantesimo compleanno di Anselm Kiefer (nato a Donaueschingen l’8 marzo del 1945), il film-documentario va in onda alle 21.15 sul canale Sky dedicato all’arte. Mentre due grandi mostre sull’artista hanno inaugurato e inaugurano in questo periodo. Ad Amsterdam, dal 7 marzo fino a giugno, le opere di Anselm Kiefer e di Vincent Van Gogh, uno dei pittori che più hanno ispirato l’artista tedesco, sono messe a confronto in due sedi, allo Stedelijk Museum e al Van Gogh Museum. Mentre, fino al 15 giugno, è aperta all’Ashmolean Museum di Oxford l’esposizione «Anselm Kiefer: Early Works», nella quale sono raccolti alcuni dei suoi primi quadri, quarantacinque opere dal 1969 al 1982.
La pellicola appartiene a un genere che Wenders frequenta sempre più spesso: documentari biografici d’autore che, a modo loro, sono già dei veri cult. Da «Pina» (2011), sulla grande coreografa Pina Bausch, e «Il sale della terra» (2014), sull’opera e la vita del fotografo brasiliano Sebastiao Salgado (diretto da Wenders insieme al figlio di Salgado, Juliano Ribeiro), fino a «Papa Francesco. Un uomo di parola» (2018), sulla figura del pontefice.
«Anselm» è stato presentato per la prima volta al Festival del Cinema di Cannes, a maggio del 2023; nella stessa occasione, nella sezione lungometraggi era in concorso «Perfect Days», il film di Wim Wenders ambientato in Giappone, in seguito candidato agli Oscar. Momento fertile per il regista tedesco, che non rinuncia mai a proporre la sua visione del mondo. Una prospettiva, in questo caso, che ha molti punti in comune con il protagonista del documentario. Entrambi tedeschi, attraverso le loro opere Wenders e Kiefer hanno fatto più volte i conti con la biografia personale e con quella del loro paese.
Nati a pochi mesi di distanza nel 1945, i due autori sono cresciuti nella «Germania anno zero» di rosselliniana memoria: un paese che aveva perso tutto, anche molta dignità, e che cercava disperatamente di rimettersi in piedi, dimenticando e tentando di far dimenticare il terribile passato. Cresciuto in un simile contesto, Anselm Kiefer su quel passato avrebbe avuto ancora qualcosa da dire, era un disturbatore. Tale lo ritenevano i critici negli anni Sessanta e Settanta, periodo sul quale fa luce la mostra di Oxford.
In «Anselm» l’immaginario di Wenders sposa quello di Kiefer: un connubio tra immagini cinematografiche e artistiche, composte da installazioni monumentali e gesti energici, che vedono l’artista e i suoi collaboratori al lavoro con vernici, pietra, ferro, fuoco. Al centro della narrazione, il mondo di Anselm, prima bambino e impersonato da Anton Wenders, nipote di Wim; poi ragazzo, nell’interpretazione del figlio di Kiefer, Daniel. «Io non mi sento affatto arrivato, spiega nel film l’Anselm di oggi, ormai adulto. In realtà mi sento ancora in qualche modo bandito. Non in fuga, ma in cammino, sempre in cammino. Non posso fermarmi».

Uno still dal film «Anselm» (2023) di Wim Wenders

Uno still dal film «Anselm» (2023) di Wim Wenders
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