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L’interno della Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria a Palermo

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L’interno della Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria a Palermo

Tornano a risplendere i pavimenti marmorei della Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria a Palermo

Sono terminati i restauri delle pregiate pavimentazioni di uno dei più importanti luoghi storico artistici del capoluogo regionale siciliano

Gaspare Melchiorri

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A Palermo il 23 dicembre, alle ore 18.30, la Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria riaprirà ufficialmente al pubblico dopo il completamento dei lavori di restauro della pavimentazione marmorea policroma, uno degli elementi più pregiati dell’edificio sacro. L’intervento, complesso e delicato, è stato finanziato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti-Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche per Sicilia e Calabria. La cerimonia di riapertura sarà arricchita da un evento di grande valore simbolico: il rientro in chiesa della «Madonna del Rosario» di Anton Van Dyck, opera realizzata dall’artista durante il suo soggiorno palermitano, tra il 1624 e il 1625.

Appartenente all’Ordine domenicano, l’edificio fu costruito tra il 1566 e il 1596. Il suo interno, a un’unica navata, ha un’importante decorazione settecentesca: le pareti sono coperte, ininterrottamente, da un ricco manto marmoreo policromo. Sull’ingresso è il coro, ingrandito nel 1683, retto da colonne a spira in marmo rosso. La struttura sottostante fu decorata con affreschi, eseguiti da Francesco Sozzi nel 1769, che rappresentano scene tratte dalla vita della Santa. La volta, con arabeschi in stucco dorato, fu dipinta da Filippo Randazzo nel 1744 con la «Gloria di Santa Caterina». Gli affreschi della cupola, eseguiti nel 1751, con il «Trionfo dei Santi Domenicani», sono opera di Vito d’Anna.

I quadri in marmi mischi e bassorilievi posti alla base delle lesene nella navata raffigurano la «Storia di Giona» e il «Sacrificio d’Isacco». Il presbiterio fu ideato da Giacomo Amato e dotato da vari scultori di una decorazione particolarmente fine e sfarzosa; il sontuoso altar maggiore è in pietre dure con tabernacolo in ametista.

La riapertura di Santa Caterina d’Alessandria non rappresenta soltanto la conclusione di un intervento conservativo di alto profilo, ma un momento che riafferma il legame profondo tra arte, fede e devozione, che da secoli anima la comunità palermitana. La pietra restaurata, i marmi restituiti alla loro luce originaria e il ritorno dell’immagine mariana compongono un racconto unitario, in cui bellezza e spiritualità tornano a dialogare con la città.

Il restauro è stato il risultato di un articolato lavoro corale, che ha coinvolto progettisti, restauratori specializzati, studiosi e strutture universitarie, affiancati da attività di indagine scientifica e diagnostica di alto livello. Le analisi non invasive, lo studio dei materiali lapidei e il supporto accademico hanno consentito una conoscenza approfondita della pavimentazione e degli apparati lignei, garantendo interventi rispettosi della materia storica e della sua complessità.

Il Provveditorato ha garantito il raccordo istituzionale e tecnico dell’intero percorso, sotto la guida del provveditore Floriano Siniscalco, con il coordinamento tecnico e amministrativo del responsabile unico del Procedimento Giulio Verro, che ha seguito le diverse fasi operative e procedurali dell’intervento.

Veduta esterna della Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria a Palermo con in primo piano la Fontana Pretoria. Foto tratta da Wikipedia. Foto: Russell James Smith | CC BY 2.0

Gaspare Melchiorri, 18 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

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