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Cazumba do Boi da Floresta

Photo: Márcio Vasconcellos. Courtesy of the artist

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Cazumba do Boi da Floresta

Photo: Márcio Vasconcellos. Courtesy of the artist

Tra i misteri di São Luís do Maranhão

Un viaggio nella capitale della regione nord-est del Brasile tra arte contemporanea e musica reggae, azulejos e leggende popolari, culti di matrice africana e architettura coloniale

Matteo Bergamini

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C’è un gigantesco cobra addormentato sotto la città e una carrozza fantasma che si aggira per le strade del centro dopo mezzanotte, caricando l’anima dannata di una sfrontata e crudele donna d’affari ante-litteram; c’è San Benedetto (São Bendito) che la protegge e c’è l’anima reggae più viva del Sud America che è arrivata qui traghettata «piratescamente» dai Caraibi, attraverso onde radio a corta frequenza.

Siamo a São Luís del Maranhão, capitale dell’ultimo stato nella regione nord-est del Brasile, uno dei luoghi del Paese che meglio riesce a preservare il proprio mistero e le sue profonde tradizioni, circondato da fenomeni naturali a loro volta carichi di complessità. Qui il mare si mischia, nelle vastissime baie di San Marco e di Arraial, con le foci dei fiumi Anil e Mearim, creando un ecosistema unico. A São Luís, infatti, la variazione della marea è una delle più ampie al mondo, con cicli ogni 12 ore e un’ampiezza che può raggiungere gli 8 metri, variando a seconda del periodo dell’anno e delle fasi lunari, provocando nei secoli passati decine di naufragi delle imbarcazioni europee che tentavano l’approssimazione a queste sponde, automaticamente diventate «maledette».

Unica capitale brasiliana fondata dai francesi, nel 1612, e presa solo 3 anni dopo dalla Corona Portoghese, São Luís è Patrimonio Unesco dal 1997 per il suo eccezionale lascito architettonico con migliaia di edifici storici ricoperti di azulejos.

«A São Luís abbiamo oltre seimila immobili tutelati, ma è difficile mantenere un centro storico di questo tipo, specialmente quando non si è in prima linea, economicamente parlando», afferma la storica Kátia Bogéa, già presidente dell’Istituto Brasiliano per la Conservazione del Patrimonio (Iphan) che sta guidando i lavori di restauro del Palacete da Rua Formosa o, a partire dall’estate 2026, il primo museo nazionale del Brasile dedicato proprio all’azulejaria.

«Nella città con la maggior concentrazione di azulejos al mondo, così, avremo due musei: uno all’aperto, molto spesso in condizioni precarie, e questo che spero porterà una nuova coscienza anche rispetto al patrimonio pubblico», spiega Bogéa.

Casa das Minas. Photo: Márcio Vasconcellos. Courtesy of the artist

La nuova istituzione, i cui costi di investimento (oltre 30 milioni di reais) sono stati sostenuti grazie alla Legge Rouanet per l’incentivo culturale e al patrocinio di Bndes con l’Instituto Culturale Vale, esporrà oltre tremila pezzi a coprire un arco cronologico di quasi mille anni, dal secolo IX al XIX, includendo la tradizione ceramica brasiliana usata da artisti e progettisti come Alfredo Volpi e Athos Bulcão, oltre a creare una residenza dedicata proprio alle arti della cottura della terra e al coinvolgimento di artisti contemporanei. I primi saranno Adriana Varejão (1964) con un’opera monumentale in dialogo con un grande lampadario di Humberto Campana (1953) e Thiago Martins de Melo (1981), artista maranhense attualmente in scena con la sua personale «Cosmogonia Colérica» (fino al 10 ottobre), a cura di Germano Dushá, divisa tra l’Ex Convento das Mercês e lo spazio della residenza artistica Chão (fondato dallo stesso artista, con Samantha Moreira, nel 2015), mentre un nucleo di opere di piccolo formato è in mostra alla Galeria Lima, l’unica dedicata al contemporaneo nell’intero Maranhão.

«Ci sono voluti due anni per portare a termine questo progetto. Thiago ha partecipato alle Biennali di São Paulo, di Dakar, dell’Amazzonia, di Lione; ha esposto ovunque, ma lavorare a São Luís richiedeva un allineamento degli astri: qui c’è una energia incredibile, ma mancano infrastrutture, investimenti, partner», ricorda il curatore. Il partner, in questo caso, è stato will bank, istituto di credito nato nel 2017 che ha scelto di sostenere la cultura fuori dal tradizionale circuito Rio-San Paolo, e che sta investendo anche in altre iniziative, in altre zone, da Bahia a Paraíba.

«Cosmogonia Colérica» include oltre venti grandi lavori, dal 2013 al 2025, molti dei quali già presenti in grandi collezioni, focalizzandosi sull’uso fantasmagorico della pittura per narrare storie stratificate: politica, incantesimi, esoterismo, cronaca... «Il titolo viene dalle modalità di lavoro dell’artista, dal suo generare mondi, visioni oniriche, con furore irrazionale e caotico, sottolinea Dushá. L’arte di Thiago si legge in molti modi diversi: cosmologico, astronomico, sociale. E pur essendo brutale, mantiene sempre una certa spiritualità».

Quella stessa dimensione che, sostiene Samantha Moreira, appartiene a Chão, unica entità che ha portato il Maranhão a un confronto nazionale e oltre: «Abbiamo fondato Chão per creare flussi da e per São Luís, come una porta giratoria, mescolando artisti, curatori e teorici per investigare la conoscenza nel suo aspetto di scambio vivo, e non di merce».

Una veduta della mostra «Cosmogonia Colérica» di Thiago Martins de Mello all’ex convento das Mercês

Ma c’è altro: Marco Antonio Lima (fondatore di Galeria Lima, Ndr) sta ultimando il progetto del primo Istituto Maranhense de Arte Contemporânea (Imac), la cui apertura è prevista per la fine del 2027: «Sarà un Istituto non profit, a partire dalla donazione della collezione Fatima e Marco Lima: 350 opere dal 1892 a oggi, esclusivamente di artisti della regione. L’Imac vuole esser un ente dinamico, dove troveranno spazio mostre temporanee in dialogo tra antico e contemporaneo, offrendo anche una residenza ai ricercatori che vorranno approfondire l’arte di questa area, spesso dimenticata», spiega Lima. Eppure, l’attuale scena maranhense è una delle più creativamente ricche del Paese.

Basta citare le immagini di Márcio Vasconcelos, fotografo che da anni documenta la cultura popolare e religiosa di matrice africana che ancora è fortemente presente da queste parti e che, come ricorda Nadir Cruz, responsabile fisica e spirituale del terreiro del culto Bumba Meu Boi da Floresta, ubicato nel quilombo urbano di Liberdade. «È strumento di salvezza per il suo riuscire a collocare i saperi più antichi nel mondo dell’attualità, compreso quello del lavoro».

Da São Luís arriva anche Gê Viana, tra le protagoniste della prossima Biennale di São Paulo che sarà anche in scena, nei prossimi mesi, alla Pinacoteca, con la proiezione di «Radiola de Promessa», film sui legami tra spiritualità e musica reggae. Infine, Romildo Rocha, giovane pittore che ritrae con apparente ironia e naïveté la vita quotidiana della città e del proprio quartiere, universalizzando credenze e l’eterna lotta tra sacro e profano, con colori del sincretismo che incendiano l’immaginario.

Un immaginario che a sua volta è ancestrale: il Maranhão è il secondo stato più nero del Brasile e quella che viene considerata la terra degli incantati. Per questo non possono mancare una visita alla Casa das Minas, tempio del culto Jeje fondato da Maria Jesuína, o meglio, la Regina Nã Agontimé del Dahomey, del Benin, portata in Brasile come schiava intorno al 1840 e ancora oggi diretto da un gruppo di donne.

Tra gli imperdibili della notte, il martedì alla Fonte do Ribeirão o il giovedì alla Ladeira do Comércio, si scoprono le danze del Tambor de Crioula, un antico rito devozionale rivolto a São Benedito in cui uomini e donne ballano facendo roteare ampie gonne colorate al ritmo di tre tamburi differenti. E, di nuovo, per gli amanti del reggae c’è anche un piccolo museo: per mostrare come la cultura che suona per le strade del centro di São Luís abbia trasformato il Maranhão nella Giamaica Brasiliana e il ritmo caraibico in maranhense. La migliore incorporazione dei tropici che, dalla linea dell’Equatore, canta al mondo la propria identità.

Gê Viana, «Carregamento do mastro», dalla serie «Radiola da promessa», 2024

Matteo Bergamini, 27 agosto 2025 | © Riproduzione riservata

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