«Il meschino» (2004) di Enzo Cucchi (particolare)

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«Il meschino» (2004) di Enzo Cucchi (particolare)

Transavanguardia in versione aggiornata

Nel Palazzo Sums, a San Marino, una cinquantina di opere, anche recenti, dei cinque protagonisti del movimento teorizzato da Bonito Oliva e Mazzoli

«Come nichilista compiuto, l’artista della Transavanguardia procede con un’attenzione verso il particolare, con il piacere di una perdita, quella di una visione d’insieme delle cose. La rappresentazione di questa condizione avviene proprio attraverso la rifondazione di un modulo narrativo che procede per frammenti e messa a fuoco di particolari minimi. L’immagine è il portato di una trama sentimentale legata a condizioni emotive estremamente precarie: un soggetto dolce abita l’immagine pittorica della transavanguardia»: lo scrive Achille Bonito Oliva nel catalogo di «Transavanguardia: Italia/America» (Galleria Civica di Modena, 1982), una delle primissime rassegne sul movimento che Bonito Oliva e il modenese Emilio Mazzoli avevano teorizzato attraverso la galleria di quest’ultimo. 

Le vecchie parole dello studioso sono utilissime come bussola per visitare oggi «Transavanguardia. La vitalità del contemporaneo», dal 2 giugno al 22 settembre a Palazzo Sums (a cura di Alessandro Gea, organizzata dalla Segreteria di Stato), un «aggiornamento» sul celebre movimento che vide anche esposizioni a San Marino già nell’82 e ancora nel ’96. Nella presente occasione gli autori storici della Transavanguardia sono rappresentati anche da opere più recenti, con il fine di mostrare come quella pittura all’epoca così «nuova» si «allunghi» nel tempo con una buona vitalità. 

Il percorso si compone di una cinquantina di pezzi di Sandro Chia (Firenze, 1946), Francesco Clemente (Napoli, 1952), Enzo Cucchi (Morro d’Alba, An, 1949), Nicola De Maria (Foglianise, Bn, 1954) e Mimmo Paladino (Paduli, Bn, 1948), opere che viste in sequenza restituiscono un caleidoscopico catalogo di pittura figurativa (e scultura, per quanto riguarda Chia presente anche con alcuni bronzi degli anni ’80), una produzione dov’è evidente l’emotività della creazione e anche i moduli narrativi resi «per frammenti» e «particolari minimi», cui si riferiva Bonito Oliva. Se Chia è presente, un esempio è «La pentola dell’oro» (1980), con lavori influenzati da Picasso Cézanne e Carrà, De Maria è rappresentato da opere dov’è evidente un’estroversione e felicità visiva richiamanti Kandinskij: lo si vede in «Città sposa infelice + graffi + regno dei fiori» del 1982-83, ma anche nel più recente «Estate santa trionfo mistico» (2002-04). Francesco Clemente dà vita a una «produzione di opulenza» (Abo, ibidem) e a San Marino lo si vede, ad esempio, nel «Senza titolo», pastello su carta del 1986 dove la figurazione è di «denso» significato. Paladino c’è con la sua pittura apparentemente di superficie, segno e materia che immediatamente la trasportano in profondità come nel «Senza Titolo» a pastello dell’84, mentre Cucchi aggrega nello stesso campo monumentale elementi figurativi e astratti che richiamano sempre un filo diretto col proprio inconscio. Caratteri questi che si percepiscono a Palazzo Sums in disegni «fisici», realizzati con resina sintetica e ferro, degli Ottanta. Il secolo d’oro per l’arte italiana di fine millennio.

«Senza titolo» (1986) di Francesco Clemente

Stefano Luppi, 31 maggio 2024 | © Riproduzione riservata

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Transavanguardia in versione aggiornata | Stefano Luppi

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