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Edoardo Tresoldi alla presentazione dell’installazione che sorgerà nell’area archeologica di San Pietro a Bari: sullo sfondo un bozzetto che ne illustra le diverse fasi ricostruttive. Foto: Daniela Ventrelli

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Edoardo Tresoldi alla presentazione dell’installazione che sorgerà nell’area archeologica di San Pietro a Bari: sullo sfondo un bozzetto che ne illustra le diverse fasi ricostruttive. Foto: Daniela Ventrelli

Tresoldi a Bari nel segno del culto e della cura

Lo scultore milanese svela l’installazione che sorgerà quest’estate nell’area archeologica di San Pietro, nel cuore del capoluogo pugliese

Daniela Ventrelli

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Edoardo Tresoldi torna in Puglia e lo fa in modo «spettacolare». Giovedì 29 febbraio, al teatro Piccinni di Bari, il Segretariato regionale del Ministero della Cultura, guidato dall’architetto Maria Piccarreta, ha organizzato una conferenza evento per presentare il progetto di riqualificazione strutturale e urbanistica dell’area archeologica di San Pietro, nel cuore della città di Bari, su cui sorgerà una nuova e ancora misteriosa opera dello scultore milanese. L’obiettivo è ambizioso: valorizzare una delle aree più antiche di Bari ma fortemente legata al suo passato peggiore, tempio della malavita locale fino a due decenni fa.

In un teatro gremito di giovani studenti in architettura e arti plastiche, fra archeologi, accademici e storici dell’arte, comuni cittadini e autorità politiche, l’artista è diventato protagonista assoluto di una storia tutta da riscrivere. Nel suo discorso, un mix di saggezza e modernità dal potente impatto comunicativo, ha svelato alcune coordinate per un’opera che diventerà un simbolo per Bari, visibile per chi entrerà dal porto, un faro sulla punta estrema del basso promontorio occupato dalla città vecchia, con i suoi trenta metri d’altezza (più del doppio della ricostruzione della Basilica di Siponto, la sua prima installazione in Puglia).

Tresoldi ha vinto un bando ministeriale del valore di 2 milioni di euro e presenterà a giugno i dettagli della scultura che inizierà a realizzare in estate, in un cantiere che si preannuncia eccezionale per la sua posizione e per il significato che veicolerà. Sorgerà, infatti, su un fossile guida della città dalla lunghissima frequentazione antropica, con evidenze che vanno dall’Età del Bronzo all’età romana, dal complesso monumentale con la chiesa intitolata a San Pietro Maggiore del XII secolo, più volte trasformata dopo la fondazione medievale e distrutta durante l’occupazione napoleonica, al Monastero dei Frati Minori Osservanti di San Francesco che dal 1887 fu adibito a Ospedale civile, restando attivo fino al 1969 quando fu demolito.

La fase progettuale ha impegnato l’artista negli ultimi due anni tra documentazione scientifica, studio dei luoghi e dei suoi abitanti. Tresoldi ha dichiarato subito: «Sono uno scultore e realizzo opere di arte pubblica», con una particolare attenzione allo spazio in cui lavora, in una dimensione totalmente calata nel tempo presente. E quest’opera, di cui si è lasciato sfuggire due elementi ispiratori, il culto e la cura, sarà esclusivamente per la città e i suoi cittadini.

Considerando, per necessità tecniche, gli ultimi mille anni di vita di San Pietro, spiega l’artista, la scultura terrà conto di un luogo che è stato chiesa romanica, poi convento e luogo di cura per i defunti, in seguito una nuova chiesa più grande e un nuovo convento, quindi un liceo e infine un grande ospedale fino alla sua distruzione, mostrando un fotogramma delle sovrapposizioni di questo tempo alla base dell’idea creativa.

Sappiamo che l’installazione potrà essere attraversata, proprio come le colonne di «Opera» a Reggio Calabria (2020), e qualcosa ci dice che sarà anche «animata» e «utilizzata». Il riferimento al santo di Bari, Nicola, e all’importanza della presenza fisica del culto in un luogo come una chiesa, quando racconta di aver appreso con stupore e dispiacere che nel Duomo di Milano non si celebrano più messe, ci fa ipotizzare un luogo di culto a cielo aperto, fruibile da un popolo multietnico fatto di cittadini stabili e temporanei, quei numerosi turisti che animano ormai incessantemente le strade di Bari.

Il discorso di Tresoldi è stato sapientemente inserito in un programma preciso di interventi che Maria Piccarreta ha poeticamente intrecciato su alcuni passi de Le città invisibili di Italo Calvino, letti dall’attrice e doppiatrice pugliese Filly Balice. Tra i momenti più significativi, le riflessioni acute sugli eventi baresi (e mediterranei) degli anni Novanta del Novecento del giornalista e critico cinematografico Oscar Iarussi, e il cammeo dello storico e grecista Luciano Canfora con la differenza fra le città «programmate» antiche e quelle moderne «aggressive» nell’icastica citazione finale sull’ormai perso principio protagoriano «dell’uomo misura di tutte le cose».

«Gli artisti nei secoli hanno dato anima ai luoghi in cui viviamo, oggi Tresoldi ci aiuterà ad avvicinarci all’area di San Pietro in modo diverso, rendendola viva ed emozionale», sottolinea la soprintendente Piccarreta. Un artista che ama l’archeologia perché «è fatta di materia, di cose fisiche, in un rapporto molto profondo con la dimensione astratta e spirituale degli oggetti che riscopre», dichiara lo scultore, ma che riporta l’arte contemporanea al suo principale obiettivo: «restare nella dimensione del presente per riflettere su quello che siamo oggi, lontani da atteggiamenti nostalgici per un passato che non c’è più e un futuro che ancora non ci appartiene».

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Daniela Ventrelli, 04 marzo 2024 | © Riproduzione riservata

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