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Paolo Pellegrin, «Uno stormo di nibbi bruni in volo», Kyoto, Giappone 2019.

Courtesy l'artista e Galleria Umberto Benappi.

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Paolo Pellegrin, «Uno stormo di nibbi bruni in volo», Kyoto, Giappone 2019.

Courtesy l'artista e Galleria Umberto Benappi.

Umberto Benappi porta all’NH i voli di Pellegrin

Al NH Collection di Torino, la mostra «Volatilia» di Paolo Pellegrin, prodotta da Umberto Benappi, trasforma il volo in una meditazione poetica tra luce e silenzio. Dagli eleganti cieli di Kyoto alle lande nordiche della Norvegia, gli scatti in bianco e nero del fotografo romano celebrano la grazia e la potenza degli uccelli in un dialogo tra natura, arte e contemplazione

Monica Trigona

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Una sala che profuma di storia e di eleganza torinese accoglie, come fosse un voliere rarefatto, la nuova mostra di Paolo Pellegrin: «Volatilia». Una parola che sembra librarsi da sola, leggera e carica di eco antiche, dal latino volatilis, ciò che vola, che sfugge, che è transitorio. Un titolo perfetto per un progetto che fotografico che è anche una meditazione sul gesto del volo, sulla sua grazia, sul suo mistero ancestrale. In questa esposizione, allestita nella suggestiva cornice del NH Collection di Piazza Carlina, e arricchita dalla proiezione del video «Birds», Pellegrin si muove come un ornitologo poetico o, se si preferisce, come un calligrafo della luce. Le sue immagini, realizzate tra il Giappone e la Norvegia, rendono il volo forma pura e gesto sospeso in bianco e nero. Nel 2019, durante una residenza artistica per il festival Kyotographie, il fotografo romano si trova a Kyoto. Ed è qui, nei pressi del tempio scintoista di Shimogamo, che incontra i suoi primi protagonisti: i nibbi bruni. Il cielo sopra il fiume Kamo diventa palcoscenico di un balletto aereo che osserva e cattura con l’attenzione di chi sa che l’attimo è fugace e prezioso. Le sue inquadrature, strette, nervose, affilate, sembrano trasformare ogni volatile in ideogramma. L’analogia con lo Shodō, l’antica arte calligrafica giapponese, è inevitabile: come il pennello che scivola sulla carta di riso in un solo gesto irripetibile, così il rapace disegna l’aria, incide il cielo. E Pellegrin, con la sua macchina fotografica, non fa che seguirne la traiettoria invisibile, come fosse egli stesso parte di quella danza. Lo sguardo dell’artista è insieme contemplativo e immersivo, invita a entrare in un mondo sospeso, in cui l’elemento animale diventa simbolo. Dalle atmosfere eleganti e sospese di Kyoto, si passa al nord primordiale della Norvegia. Anche qui, sempre nel 2019, Pellegrin insegue il volo ma questa volta quello solenne e maestoso dell’aquila di mare, regina dei cieli scandinavi. Lo scenario cambia, e con esso cambia il tono: non più la leggerezza danzante dei nibbi, ma la potenza araldica dell’aquila, emblema di forza e sapienza nella mitologia nordica. Queste fotografie, originariamente pubblicate sul «The Voyage Issue» del «New York Times Magazine» rappresentano un punto di incontro tra il sublime romantico e la precisione documentaria: la bellezza feroce dell’animale è colta nel suo istante di massima tensione, nel momento in cui il volo diventa metafora di liberà. Lo stormo, il singolo rapace, il turbinio di piume, la luce che rifrange sull’ala, tutto sembra muoversi secondo una partitura segreta, come se le immagini avessero bisogno di un contrappunto sonoro. La mostra, prodotta da Umberto Benappi e visitabile fino al 24 maggio 2026, offre uno sguardo limpido e potente sull’opera di uno dei fotografi italiani più riconosciuti della scena contemporanea e che, nel corso della sua carriera ha vinto numerosi premi, tra cui dieci World Press Photo Awards, numerosi Photographer of the Year Awards, una Leica Medal of Excellence, un Olivier Rebbot Award, l'Hansel-Mieth-Preis e il Robert Capa Gold Medal Award. 

TORINO. NH Collection, 15 Piazza Carlo Emanuele II, tel +39 340 60 24 469, nhcollectionpiazzacarlina@nh-hotels.com, «Paolo Pellegrin. Volatilia», dal 25 ottobre 2025 al 24 maggio 2026

Monica Trigona, 28 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

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