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Redazione
Leggi i suoi articoliQuando si sfoglia il catalogo dell’asta di Arte Moderna e Contemporanea del 2 dicembre 2025, si ha la sensazione di attraversare un secolo di visioni, rivoluzioni e ripensamenti radicali. Un'asta, certo, ma anche un racconto delle metamorfosi artistiche tra Novecento e contemporaneità, costruito attraverso autori che hanno cambiato per sempre il modo di intendere l’immagine.
Il viaggio comincia nelle pieghe più suggestive del primo Novecento, dove riaffiora Arturo Nathan con la sua Nave arenata presso una costa con rovina del 1929. Un dipinto che sembra oscillare tra sogno e inquietudine, una pausa sospesa che preannuncia il clima teso del secolo. Poco più avanti, il racconto si incupisce e si accende insieme nell’Apocalisse di Mario Sironi. Siamo nel 1961, l’artista è ormai nel suo pieno crepuscolo creativo, ma la carica simbolica resta intatta, quasi feroce.
All’interno dello stesso orizzonte si apre un capitolo dedicato al Realismo Magico. Le opere di Antonio Donghi, da Paesaggio romano (1938) agli Strumenti musicali (1942), catturano quel silenzio lirico che distingue ogni suo gesto pittorico. A questi si affianca una presenza inattesa e preziosa, una veduta veneziana dei primi anni Sessanta firmata Giorgio de Chirico, dove Venezia – Palazzo Ducale unisce memoria classica e mistero metafisico senza perdere l’eleganza rarefatta che lo rende unico.
Il cuore postbellico apre un altro ritmo. Una natura morta del 1952 di Giorgio Morandi emerge come uno dei top lot dell’asta, valutata intorno a 1 milione di euro. Pochi oggetti, poche tonalità, eppure un’armonia che continua a sfidare il tempo. Accanto, un giovane Piero Manzoni con Tenderly (circa 1957) racconta la fase di ricerca che precede gli Achromes, quando l’artista esplorava ancora i limiti della materia con libertà quasi istintiva. Poi la scena si sposta sulle sculture e sulle sperimentazioni della contemporaneità. La monumentale Luci di Nara (2014) di Igor Mitoraj, il bronzo Dragonfly (2019) di Matteo Pugliese, e la grande e materica Carlina (1998) di Julian Schnabel, che irrompe come un colpo di colore e stratificazione.
In mezzo a questo itinerario di maestri, trova spazio un nucleo che dà un significato ulteriore all’intera vendita: i lotti provenienti dalla Fondazione San Patrignano. Per la prima volta la comunità - attiva dal 1978 e da sempre punto di riferimento europeo nella lotta alle dipendenze - mette all’asta una selezione della propria collezione per sostenere un progetto di efficientamento energetico. È un gesto che unisce arte e responsabilità sociale, frutto di anni di donazioni da parte di artisti, galleristi e collezionisti. In questa sezione compaiono, tra le altre, una scultura di Mitoraj, un lavoro pittorico-installativo di Pino Pinelli, una tela monumentale di Schnabel, oltre a opere di Bertozzi & Casoni e Pugliese.
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