Roberta Bosco
Leggi i suoi articoliÈ passato un anno esatto da quando sono iniziati i lavori per riscattare da diciotto anni di abbandono la Montagna dei Gatti, una collina artificiale fatta costruire da Fernando VII intorno al 1820, nel Parco del Retiro di Madrid, e che nasconde al suo interno una grande sala. È qui che, dal 22 febbraio al 3 aprile, è allestita la prima mostra personale in Spagna dell’artista di origine nigeriana Precious Okoyomon (Londra, 1993), curata da Hans Ulrich Obrist e prodotta dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo.
Si tratta dell’installazione site specific «Cuando los corderos se alzan contra el ave rapaz» (Quando gli agnelli insorgono contro l’uccello rapace), che trasforma la sala sormontata da una grande cupola in un bosco magico impregnato dell’aroma della terra, degli alberi e dei fiori, in un habitat esuberante e rigoglioso che dà riparo a una creatura animatronica. Si tratta dell’agnello che dà il titolo all’opera, ispirato al saggio omonimo della poetessa Anne Boyer, e che contrariamente all’idea tradizionale di vittima sacrificale viene presentato come una creatura intuitiva e saggia, capace di sopravvivere a predatori e scenari apocalittici.
Il visitatore si trova così immerso nella vegetazione, circondato dalle note dell’utopico e incompiuto «Mysterium» di Alexander Scriabin, con l’arrangiamento del compositore Juan Manuel Artero, su cui si innestano come una litania le poesie di Okoyomon. «I suoni riecheggiano continuamente nello spazio come una specie di preghiera, un’ode infinita che dà voce all’agnello trasformandolo in uno strumento della sua stessa salvezza. Attraverso la reinterpretazione del testo di Boyer e della composizione di Scriabin, l’artista presenta la sua versione della fine del mondo», ha spiegato Hans Ulrich Obrist.
Il celebre curatore ha sottolineato che Okoyomon scrive per esorcizzare le sue paure e che attraverso le sue poesie ci permette di entrare nel suo universo più intimo e di conoscere le problematiche che la riguardano a partire dalla sua condizione di donna nera, queer e non binaria. «Quando ero bambina, mia madre mi diceva sempre che se avessi messo le mie parole nella terra, sarebbero cresciute e io le credevo. Infatti, sono cresciute e si sono trasformate nei miei giardini», ha confermato l’artista.
La Fondazione Sandretto è sbarcata a Madrid nel 2017, circondata dalle polemiche e dalla diffidenza, ma nonostante le difficoltà in questi anni si è mantenuta fedele agli impegni presi con la città. «Il nostro obiettivo è portare giovani figure dell’arte contemporanea in luoghi unici e singolari della città. I nostri artisti hanno una grande proiezione e non hanno mai esposto prima in Spagna. Madrid ha molti spazi da esplorare e un grande interesse per l’arte, per cui ogni anno scegliamo un luogo diverso», ha affermato Patrizia Sandretto, presidentessa della fondazione torinese e che il 5 marzo, durante la 43ma edizione della fiera ARCOMadrid, presenterà il libro che accompagna la mostra. Sembra che la Fondazione Sandretto abbia finalmente trovato lo spazio idoneo per aprire una sede stabile a Madrid, ma il progetto è rigorosamente top secret e la presidentessa ha rifiutato di rispondere alle domande sull’argomento.
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