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«Nudo sdraiato», 1910, di Egon Schiele

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«Nudo sdraiato», 1910, di Egon Schiele

Un nudo di Schiele da Bolaffi

Nell’asta di novembre 170 proposte, top lot da un milione di euro, gli altri prezzi (quasi) per tutte le tasche

Vittorio Bertello

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l catalogo della vendita di arte moderna e contemporanea che la casa d’aste Bolaffi organizza il 7 e 8 novembre (oltre 170 lotti), il top lot è un acquerello su carta di Egon Schiele del 1910, «Nudo sdraiato», di rango museale (la stima si aggira intorno al milione di euro). Il foglio, realizzato a tecnica mista (gouache, acquarello e matita su carta, 31,5x45 cm), appartenuto in origine all’avvocato di Schiele, Alfred Spitzer, passato poi alla figlia Hanna e successivamente nella collezione Wagner di Londra, fu esposto alla Künstlerhaus di Vienna nel 1935, alla Boetie Gallery di New York nel 1971 e alla Galleria I Portici di Torino nel 1974, città dove è rimasto poi per oltre mezzo secolo in una collezione privata.

Recita il testo critico, a cura di Caterina Fossati, che accompagna la scheda dell’opera: «L’anno di esecuzione è il 1910, momento di cambiamento per l’artista che abbandona completamente l’aderenza alla melanconia secessionista e a Klimt (senza mai rinnegare il movimento e le sue radici) per definire in modo radicale il suo stile espressionista, solitario, di una dolente raffinatezza che lo rendono inconfondibile e ancora attualissimo. [...] La deformazione del corpo, il suo divenire quasi androgino, le grandi mani sproporzionate, la “mutilazione” alle ginocchia ci fa capire che l’interesse dell’artista non è il ritratto naturalistico, ma quello della condizione umana, della sofferenza interiore, del disagio esistenziale, creando un’estetica del corpo nuova che esibisce enfaticamente la carne, una nudità esplicita, non più intima e privata, ma una rappresentazione della sessualità intesa come pulsione emotiva, non più semplice oggetto dello sguardo maschile, ma manifesto di una psiche femminile che Schiele è stato tra i primi a indagare».

Tra gli altri lotti, un’ottantina sono opere su carta di diverse provenienze ma accomunate dall’interesse internazionale e dalla qualità, pur nell’accessibilità dei valori, in linea con la tradizione della casa d’aste torinese di proporre opere per qua- si tutte le tasche. Tra i multipli, una serigrafia su tela di Giulio Paolini del 1968 («Una poesia», 24x19 cm, ed. 8/50), firmata, titolata e datata, è valutata 8-15mila euro; una serigrafia a colori del 1975 di Andy Warhol, su carta Arches («Ladies and Gentlemen», ed. 74/125) parte invece da 8-14mila euro. Nella sezione dei disegni «Paysan catalan» di Joan Miró, del 1930, pastello nero Conté e pastelli su carta, 63x46,5 cm, è quotato 45-60mila; stesse stime per «Nu allongé (Dora Maar)» di Pablo Picasso del 1938, inchiostro su carta di 27x35 cm. Ha una nutritissima bibliografia «Mädchen am Spiegel», inchiostro su carta del 1920 di Otto Dix, 43x24,2 cm (7-12mila euro). In catalogo anche un foglio di Henry Moore del 1940 («Study of One Seated and Four Standing Figures»), realizzato a gouache, acquerelli, pastelli, gessetti e inchiostro su carta, 18x27 cm (15-18mila euro). Tra le opere uniche figura «Ippolito e il suo cavallo in riva al mare», opera firmata da Giorgio de Chirico che la realizzò tra il 1940 e il 1946 in olio ed emulsione su tela (18-25mila euro).
 

Vittorio Bertello, 27 ottobre 2023 | © Riproduzione riservata

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