Gaggero & Luccardini
Leggi i suoi articoliCaro Gaggero,
Dentro alla fabbrica della birra irlandese più famosa c’è questa costruzione a forma di pene che non è una ciminiera, ma il sostegno di un mulino a vento costruito intorno al 1805. Quando aveva anche le quattro pale a grembiule era uno dei più alti mulini a vento mai realizzati nel Regno Unito. Serviva come motore per diverse lavorazioni in una distilleria di whiskey poi incorporata nella fabbrica attuale. È diventata un simbolo della città proprio a causa della sua forma erettile, sormontata da una cupola di rame a forma di cipolla, che però sembra un prepuzio. La maggior parte dei turisti pensa che sia un’enorme ciminiera e la disambiguazione estetica non è facilitata dal cappuccio. Meglio sarebbe stato lasciare gli assi delle pale, magari senza le vele. Chiunque avrebbe capito che si tratta di archeologia industriale e non di simbologia fallica. Luccardini
Caro Luccardini,
Stai forse insinuando che l’equivoco quando non è frutto di una mente malata che legge la realtà distorcendola è di per sé mostruoso e che male hanno fatto i costruttori, seppur inconsapevolmente, a metterci tutti in dubbio circa l’effettiva tipologia dei prodotti dell’industria? Forse insinui che ci deve essere chiarezza e che simboli e realtà devono essere concordi? Nessun dubbio: se si fa birra non devono venir in mente altre cose! Chissà, invece della birra, a cosa fa pensare che qui si commerci! Non è moralismo né buon gusto: ne va dell’interesse economico dell’azienda!
Il claim non è chiaro. Lascio la questione a menti più sottili. A me però sembra un campanile scampanato con sopra un cipollotto bavarese. Una birra alla tua salute! Gaggero
Altri articoli dell'autore
Gianni Gaggero e Rinaldo Luccardini collezionano per «Il Giornale dell’Arte» mostri architettonici
Gianni Gaggero e Rinaldo Luccardini collezionano per «Il Giornale dell’Arte» mostri architettonici
Gianni Gaggero e Rinaldo Luccardini collezionano per «Il Giornale dell’Arte» mostri architettonici
Gianni Gaggero e Rinaldo Luccardini collezionano per «Il Giornale dell’Arte» mostri architettonici