Ermanno Rivetti
Leggi i suoi articoliLa vicenda giudiziaria di Guy Wildenstein, presidente della compagnia Wildenstein & Co con sede a New York, un caso di riciclaggio di denaro sporco e frode fiscale a molti zeri, è giunta al termine, sebbene la giuria emetterà il proprio verdetto solo il 12 gennaio prossimo.
Il mercante miliardario è accusato di usare una quantità di trust stranieri per celarvi il patrimonio familiare, che comprende una collezione di oltre 2.500 opere d’arte, e di aver sottostimato le tasse di successione da lui dovute per la scomparsa di suo padre, Daniel Wildenstein.
All’epoca della sua morte, nel 2001, la collezione era stimata intorno a 1,1 miliardi di dollari. Il pubblico ministero del caso in questione, Monica D’Onofrio, ha chiamato questa «la più lunga e più sofisticata frode fiscale» della storia francese contemporanea e si sta adoperando per ottenere una sentenza di quattro anni di reclusione (con una sospensione di due anni) e una pena pecuniaria di 250 milioni di euro.
Le autorità fiscali francesi stanno anche cercando di recuperare tasse non pagate per più di 550 milioni di euro. La collezione d’arte della celebre dinastia di mercanti è sparpagliata in differenti caveau in Svizzera, Singapore, Tokyo e New York.
Tra gli altri imputati del caso figurano anche il nipote di Guy Wildenstein Alec Junior e la matrigna di quest’ultimo, Ljuba Stupakova, vedova del fratello di Guy Alec, che morì nel 2008.
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