Claudio Strinati
Leggi i suoi articoliCinquant’anni fa, nel 1974, Cesare Brandi pubblicava presso Einaudi, nella collana dei «Saggi», quello che avrebbe dovuto essere il primo volume della sua opera omnia, la Teoria generale della critica, 400 dense pagine di formidabile impegno e di ardua lettura anche per gli specialisti della materia. Alle soglie dei suoi settant’anni (era nato a Siena nel 1906), Brandi ritenne di voler elaborare una sintesi definitiva di un itinerario di studi, lavori, meditazioni e conseguenti pubblicazioni, intrapreso una quarantina d’anni prima, quando aveva mosso i primi passi come collaboratore esterno e poi funzionario della Direzione Generale Antichità e Belle Arti del Ministero dell’Educazione Nazionale. Le cose poi andarono diversamente.
Con Einaudi Brandi aveva pubblicato già molte delle sue opere fondamentali come I Dialoghi sulle arti e quindi si profilava la naturale conclusione di un rapporto stabile e duraturo tra autore ed editore. Invece l’opera omnia, prevista in sei grandi sezioni, si arrestò dopo un paio di volumi successivi, peraltro importanti, specie quello del 1976 che raccoglieva gli Scritti sull’arte contemporanea, preziosa testimonianza di una capacità critica tra le più rimarchevoli del XX secolo italiano. La salute del sommo studioso cominciava a declinare e la stessa sua produzione scientifica e letteraria, prodigiosa per quantità e qualità, diminuì sensibilmente. La sua vita terminò nel 1988 e non è dato sapere quale fosse in quel nobile spirito il bilancio tra delusioni e trionfi, il cui andirivieni aveva segnato tutta la sua esistenza.
Da allora ad oggi molti prestigiosi editori, dagli Editori Riuniti a Bompiani alla Nave di Teseo e altri ancora, hanno riavviato la raccolta sistematica delle sue opere e Brandi è degnamente presente nel dibattito culturale. La Teoria generale della critica concludeva di fatto la sua parabola. Ne era orgogliosamente e dolorosamente consapevole, segnando il punto finale della sua strepitosa carriera di poeta, funzionario, docente, viaggiatore mirabile, teorico delle arti e del restauro, prosatore di rango, protagonista combattivo e tenace del dibattito sul contemporaneo, sempre in prima linea. Conservo una copia della Teoria generale della critica, appena uscita, su cui vergò una dedica che non cessa di commuovermi a distanza di così tanto tempo: «A Claudio, questo libro spaventoso ma anche musicale, con affetto Cesare Brandi 24 giugno 1974». Sapeva del mio amore per la musica e pochi mesi prima mi aveva preso bonariamente in giro mentre gli parlavo di Max Reger, un grande compositore. Brandi non si capacitava: «È spaventoso, inutilmente complicatissimo, fa dormire. Ma tu Claudio non sai distinguere!!? Ma quale Max Reger? Dici sul serio?». Si innervosiva.
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