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Lidia Panzeri
Leggi i suoi articoliVenezia. Avrebbe dovuto essere la 42ma sessione del World Heritage Committee dell’Unesco, in programma dal 2 al 12 luglio prossimo a Cracovia, in Polonia, a sancire se il sito «Venezia e la sua laguna» sarebbe decaduto dalla Lista del patrimonio mondiale. Invece no. Alla città si concede una proroga di un altro anno fino a tutto il 2018 per permettere al Comune e al Governo di prendere provvedimenti risolutivi delle tante criticità quali la gestione dei flussi turistici, il passaggio delle grandi navi nel Canal Grande, il disinquinamento. Il «dossier Venezia» verrà poi ripreso in esame nella sessione del Comitato Unesco programmata per l'estate 2019.
Quali sono le valutazioni positive che fanno propendere per l’ottimismo?
Il patto stipulato, lo scorso novembre, tra il sindaco Luigi Brugnaro e l’allora presidente del Consiglio, Matteo Renzi, per un importo di 457 milioni di euro, quasi una piccola legge speciale; l’individuazione di un’alternativa al passaggio delle grandi navi nel canale Vittorio Emanuele; i (finora) buoni propositi per regolare i flussi turistici e incentivare la residenzialità.
In più il completamento del sistema di dighe mobili (Mose) entro il 2018 anche se non diventerà operativo che nel 2020.
Le tendenze sembrano andare nella direzione giusta; che poi divengano fatti concreti è tutto da vedere. Ne dubita molto il vasto arcipelago delle associazioni ambientaliste che già si era dato appuntamento il 2 luglio, giorno d’inizio dei lavori dell’Unesco, per una manifestazione al Ponte della Paglia, vicinissimo a piazza San Marco. Manifestazione che comunque rimane confermata.
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