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Redazione GdA
Leggi i suoi articoliVittorio Sgarbi annuncia l'intenzione di procedere ad un’azione legale collettiva (class action) nei confronti dei social network Facebook e Instagram, ritenendo inaccettabile che non siano ancora stati capaci di trovare una soluzione per distinguere un'immagine pornografica da un’opera d’arte, e di conseguenza provocare un grave danno a tutti gli operatori del mondo dell’arte, artisti compresi, che usano i social network per lavorare.
L’ultima vittima della censura che ha scatenato la reazione di Sgarbi è stata la riproduzione dell'immagine del gruppo scultoreo «Amore e Psiche» di Antonio Canova (Sgarbi è presidente della Fondazione Antonio Canova), utilizzata per la campagna promozionale da parte di un agenzia di comunicazione.
Per il critico e storico dell’arte i social network dovrebbero assumere storici dell’arte, anziché affidarsi ad un algoritmo, incapace di compiere valutazioni di merito su un’immagine: «L’algoritmo non pensa, esegue. Non possiede conoscenza e paragonando una scultura di Canova ad un qualsiasi nudo pornografico compie un oltraggio al patrimonio artistico». Con questa soluzione Facebook farebbe un’opera meritoria di promozione dell’arte, invece di consentire la diffusione di notizie insignificanti «Il paradosso dei social network è che bloccano le opere d’arte ma non le notizie false».

Antonio Canova «Amore e Psiche» (particolare, 1787-1793). Musée du Louvre. Foto: Wikipedia
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