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Torey Akers
Leggi i suoi articoliL’8 aprile una giuria federale ha riconosciuto colpevole di «cospirazione finalizzata a commettere un reato contro gli Stati Uniti» un attivista per il clima che nel 2023 alla National Gallery of Art di Washington aveva imbrattato di vernice rossa e nera il piedistallo e la recinzione di una scultura di una ballerina di Edgar Degas. La scultura presa di mira da Timothy Martin di Raleigh, North Carolina, e di una altra componente del gruppo ambientalista Declare Emergency era «La Petite Danseuse de quatorze ans», opera del 1880.
Secondo il Dipartimento di Giustizia il danno causato da Martin e dalla sua complice, Johanna Smith, ammonta a 4mila dollari; la loro protesta ha inoltre portato alla chiusura per dieci giorni della galleria che ospita la scultura di Degas, periodo durante il quale sono stati eseguiti lavori di riparazione. Smith in precedenza si era dichiarata colpevole di «aver causato danni» all’opera ed è stata quindi condannata a 60 giorni di carcere, 24 mesi di libertà vigilata e al pagamento di oltre 7mila dollari di risarcimento e multe.
Le azioni dei due non hanno danneggiato direttamente la scultura di Degas. In un'intervista a «USA Today» Martin ha sottolineato la natura simbolica della protesta, affermando che il Degas era «protetto, pertanto ho potuto applicare la vernice sulla teca senza danneggiare la scultura. Non tutti i bambini del mondo però sono protetti dagli effetti del cambiamento climatico».
In un ordine esecutivo del 28 marzo, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha esortato i funzionari federali e distrettuali a lavorare per rendere Washington «sicura e bella». L’ordine promette di «schierare una presenza più massiccia delle forze dell’ordine federali» nella lotta contro «graffiti e altri atti di vandalismo, disordini e manifestazioni non autorizzate» nella capitale degli Stati Uniti.
«Questo verdetto manda un messaggio forte alle migliaia di persone che ogni anno vengono a Washington per manifestare ed essere ascoltate, ha dichiarato in un comunicato stampa il procuratore federale Edward R. Martin Jr. La libertà di parola è un diritto costituzionale, ma quando si compiono azioni come la distruzione di beni, ad esempio di opere d’arte di inestimabile valore, si oltrepassa un limite che nessuno in questa città intende tollerare».
La sentenza di Martin è stata fissata per il 22 agosto.
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