Jenny Dogliani
Leggi i suoi articoliÈ nata a Bologna nel 1490 la prima scultrice di cui si abbia notizia nella storia dell’arte europea: Properzia de’ Rossi. Scomparsa nel 1530, era una donna di bell’aspetto ed economicamente indipendente, fu anche intagliatrice di gemme. Era così abile nell’uso dello scalpello da aggiudicarsi importanti incarichi dalla fabbriceria di San Petronio, e fu l’unica donna cui il Vasari riservò una biografia nelle Vite.
Circa cinque secoli più tardi, nel 1941, nasceva negli Stati Uniti Lynda Benglis, altra virtuosissima scultrice che si è fatta strada in un mondo non meno maschilista, la scena artistica newyorkese degli anni Settanta. Fino al 26 maggio, nella project room del MAMbo, il direttore Lorenzo Balbi propone un raffinato dialogo tra le loro opere, che, riprendendo una definizione del Vasari, ha voluto intitolare «Lynda Benglis e Properzia de’ Rossi: Sculpitrici di capriccioso e destrissimo ingegno».
Dell’artista bolognese è esposto lo stemma nobiliare della famiglia Grassi, in filigrana d’argento con noccioli di pesca intagliati (proveniente dal Museo Medievale di Bologna), oltre a una riproduzione in 3D di una formella in marmo realizzata per il portale della Basilica di San Petronio. Di Benglis, invece, sono esposte sette sculture in marmo del 2015-21, forme e torsioni da cui emerge l’interesse dell’artista per la scultura barocca.
Dall’1 febbraio al 5 maggio nella Sala delle Ciminiere, infine, «Very well, on my own», l’antologica dedicata all’artista torinese Ludovica Carbotta, dove sarà presentato in anteprima il film «Monowe series», vincitore dell’XI Italian Council. Attorno al film una serie di opere sulla relazione tra luogo reale e immaginario, per creare la base di nuovi modelli linguistici, sociali e architettonici utili a costruire e sviluppare differenti modelli di società e di museo.
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