Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image

Campagna della Missione Archeologica Italiana nella Valle delle Regine (1903) con al centro Francesco Ballerini

Image

Campagna della Missione Archeologica Italiana nella Valle delle Regine (1903) con al centro Francesco Ballerini

Archivio e polemiche

Il museo liberalizza al mondo le sue immagini e le ingerenze politiche contro il direttore hanno suscitato lo sdegno generale

Alessandro Martini

Leggi i suoi articoli

A poco meno di due anni dalla sua presentazione online, l’Archivio storico fotografico digitale del Museo Egizio accresce i materiali messi a disposizione di pubblico e studiosi grazie a un migliaio di scatti di inizio Novecento che documentano l’attività di scavo archeologico del museo in Egitto e che sono conservati nelle collezioni fotografiche dell’Archivio di Stato di Torino, del Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università degli Studi di Torino e del Centro di Egittologia Francesco Ballerini di Como. L’obiettivo del progetto, curato dagli archivisti dell’Egizio Beppe Moiso e Tommaso Montonati, è di sistematizzare e raccogliere in un unico spazio, digitale e liberamente accessibile, l’intero corpus di documenti storici e di materiali fotografici relativo alle Missioni Archeologiche Italiane in 14 località in Egitto, dal 1903 al 1937, che portarono a Torino oltre 30mila reperti.

Non solo quindi i documenti interni del museo (dei 45mila conservati, sono oggi fruibili online circa 3mila fotografie tra la fine dell’Ottocento e i primi trent’anni del Novecento) ma anche quelli per varie ragioni confluiti negli altri enti partner. L’Archivio di Stato di Torino, ad esempio, conserva la gran parte dei faldoni provenienti dall’archivio storico del museo, che è stato un normale «ufficio periferico» dello Stato fino all’istituzione della Fondazione Museo Egizio nel 2004. Al Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino appartengono invece le fotografie dell’antropologo Giovanni Marro, stretto collaboratore di Schiaparelli, mentre le 100 immagini dell’altro collaboratore, Francesco Ballerini, provengono dalla fondazione di Como a lui intitolata.

La documentazione fotografica dei reperti e degli scavi archeologici si deve in primis a un’intuizione lungimirante di Ernesto Schiaparelli (1856-1928), fondatore delle Missioni Archeologiche Italiane e direttore del Museo Egizio nel primo trentennio del ’900, che per primo ne introdusse l’uso nei siti di scavo. Una pratica allora all’avanguardia (adottata anche dai successivi direttori come Giulio Farina), che oggi consente al museo di disporre di una straordinaria documentazione, fonte di studio per specialisti e appassionati. Christian Greco (Arzignano, Vi, 1975), direttore del Museo Egizio di Torino dal 2014, ha presentato il progetto «Archivi fotografici riuniti» proprio nei giorni del grande attacco da parte di un membro della Giunta regionale del Piemonte, tra le istituzioni rappresentate nel Cda della Fondazione Museo Egizio (presieduto fino al 2024 da Evelina Christillin) che, fra un anno e mezzo, dovrà procedere alla nomina del nuovo direttore del museo o alla conferma proprio di Greco.

Il 18 settembre, sul «Corriere Torino», l’assessore regionale alle Politiche sociali Maurizio Marrone si è dichiarato contrario alla conferma, ritenendo che esistano «figure potenzialmente più qualificate». A stretto giro, l’assessore comunale alla Cultura Rosanna Purchia si è detta «certa» (così come l’omologa regionale Vittoria Poggio) che Marrone abbia parlato a mero «titolo personale» e ha confermato la sua stima per Greco: «È uno dei maggiori egittologi e direttori di museo al mondo, ovunque stimato, e insieme realizzeremo grandi progetti in vista del bicentenario del Museo Egizio nel 2024, compresa la sua rifunzionalizzazione appena approvata».

Intanto è arrivato il sostegno del Cda del Museo Egizio, a cui è assegnato il compito della nomina (o della revoca) del direttore, insieme ad attestati di stima da gran parte del mondo culturale, non solo italiano. Soprattutto da parte di chi non dimentica l’attacco frontale che Giorgia Meloni rivolse nel 2018 a Greco accusandolo di «razzismo al contrario» per le iniziative promosse dal Museo per coinvolgere il pubblico di lingua araba. E non, ha più volte precisato Greco, di religione musulmana, come invece continuano a sostenere a distanza di anni i suoi detrattori. Tra questi si è aggiunto il vicesegretario della Lega Andrea Crippa che, su affaritaliani. it, il 21 settembre ha definito Greco «un direttore di sinistra che ha gestito l’Egizio di Torino in modo ideologico e razzista contro gli italiani e i cittadini di religione cristiana».

La conclusione del sottosegretario Vittorio Sgarbi (quindi parte della compagine di Governo) sembra mettere tutti d’accordo: «Il risultato di tutte queste polemiche è uno solo: sono state di fatto istituite le figure del direttore e del presidente a vita. [...] Al di là del loro operato che non è stato mai messo in discussione, sono usciti rafforzati nel loro ruolo da questa assurda polemica».
 

Alessandro Martini, 15 dicembre 2024 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

«Abbiamo avuto la fortuna, o la visione, di arrivare in Arabia Saudita quando il terreno era ancora vergine», dice Massimo Fogliati, uno dei titolari dell’azienda, che oggi è impegnata in progetti, musei ed eventi «ad alto contenuto culturale e tecnologico», come la Biennale di Gedda

Con il numero di marzo, dopo 200 «Pagelle dei musei italiani», la nostra esperta conclude la sua «indagine sul campo» attraverso allestimenti, illuminazione, servizi, sistemi informatici, caffetterie e bookshop. A tutto ha dato un voto: anche ai fasciatoi nelle toilette

Capitale Europea della Cultura 2025, la «Manchester tedesca», distrutta dagli Alleati e ricostruita come Karl-Marx-Stadt, oggi rilegge sé stessa e il proprio passato urbano. E punta a coinvolgere «la gente» perché faccia sentire la sua voce

Archivio e polemiche | Alessandro Martini

Archivio e polemiche | Alessandro Martini