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Luana De Micco
Leggi i suoi articoliL’edizione numero 22 di Art Paris si tiene dal 10 al 13 settembre al Grand Palais. La fiera si deve adeguare alle misure sanitarie imposte dalla pandemia con una presenza massima di 3mila persone per volta e la mascherina obbligatoria. Le gallerie sono 112 (erano 150 nel 2019). La maggior parte francesi, tra cui Nathalie Obadia, Karsten Greve, associata a Caroline Smulders, Templon, Perrotin, Jeanne Bucher Jaeger.
Dall’estero ne arrivano 24, tra cui Art Sablon (Bruxelles), Christopher Cutts Gallery (Toronto), Marc Domènech (Barcellona), Ernst Hilger (Vienna). Due le italiane: SPARC Spazio Arte Contemporanea (Venezia) e Wunderkammern (Roma-Milano).
La prima presenta Jacques Martinez, con dipinti e sculture del 2018-19, la seconda Miaz Brothers, il duo milanese noto per i ritratti sfocati. Le monografiche sono 19, tra le quali una di Hervé di Rosa da Art to Be Gallery (Lille) e una di Roger Ballen da Caroline Smulders & Karsten Greve (Parigi). Al centro del Grand Palais è allestito un padiglione «Promesse», con 14 giovani gallerie che offrono uno sguardo sulle scene europea e africana.
Il critico Gaël Charbau ha curato inoltre un percorso in 17 gallerie selezionando i progetti di una ventina di artisti, nati a partire dagli anni Ottanta. Il curatore generale di Art Paris, Guillaume Piens, ha parlato di un’«edizione resistente». Gli organizzatori hanno sottolineato che, per sostenere le gallerie, particolarmente colpite dalla crisi, sono state concordate «condizioni molto favorevoli», con tra l’altro una riduzione del 15% sull’affitto dello stand e la creazione di un fondo per finanziare la partecipazione delle giovani gallerie della sezione «Promesse».

«The girlfriend», 2020, dei Miaz Brothers (particolare). © Wunderkammern
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