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Guglielmo Gigliotti
Leggi i suoi articoliCalcata dista 45 chilometri da Roma, ma è tale il numero dei romani che negli ultimi 50 anni l’hanno scelta come residenza che, secondo le parole del più celebre dei suoi abitanti, Paolo Portoghesi, «è una piccola Roma». Anzi, secondo l’architetto e storico dell’architettura, tra i maggiori studiosi di arte e storia della città eterna, «Calcata è una Roma prima di Roma. Centinaia di migliaia di anni fa il Tevere scorreva non nella vicina Valle Tiberina, ma qui, sotto la rupe tufacea su cui è sorta Calcata, ed esattamente nella valle del fiume Treja. La vocazione di Roma, di nascere lungo un fiume e sul colle Palatino, era già scritta in questo paesaggio da tempo immemore».
Storia, natura e fantasia sono infatti proprio gli ingredienti che più hanno attratto in questo borgo della Tuscia, a nord di Roma, tanti romani, ma anche i numerosi stranieri (americani, tedeschi, belgi, olandesi...), tra cui molti artisti. Portoghesi fu proprio tra i primi, al principiare degli anni ’70, e ora celebra il mezzo secolo di fedeltà calcatese, nonché i suoi 90 anni (compiuti il 2 novembre), con una mostra di suoi disegni e opere di design proprio nella sua Calcata, nella rinata Galleria Apollodoro (fino al 22 dicembre, via della Lira 6). Questa ebbe vita già negli anni ’90 a Roma, presso piazza di Spagna, e la fondarono proprio l’architetto con la moglie Giovanna Massobrio. Ora tornerà a proporre, come allora, mostre d’arte, d’architettura e di design. La stessa sede è stata ridisegnata da Portoghesi, che ha concepito per la graziosa facciata un composto di Liberty e sobria architettura calcatese.
Eppure Calcata era destinata a sparire. A partire dagli anni ’30 del XX secolo, e fino agli anni ’60, i suoi abitanti storici migrarono nella vicina Calcata Nuova, perché il paese medievale risultava pericolante in più punti, per vetustà, ma anche per la friabilità del tufo su cui, nel VIII secolo d.C., venne edificato. Divenne un borgo fantasma, un gioiello silente, e quindi, per molti amanti della pace, un eremo perfetto. Furono prima gli hippie a popolarlo, poi artisti, poeti, intellettuali, registi...
Tra i primi, consigliata dallo stesso Portoghesi, fu la pittrice e scrittrice Simona Weller, assieme al suo compagno, il critico d’arte Cesare Vivaldi. Poi, tra i tanti, il poeta Dario Bellezza, il regista Sergio Leone, l’attrice Stefania Sandrelli, Antonella Sanfilippo, artista e figlia di Carla Accardi e Antonio Sanfilippo. Dacia Maraini ci veniva solo di passaggio, ma fissa dimora presero, nelle piccole abitazioni restaurate dell’antico borgo riconsolidato, artisti come Giancarlo Croce, Costantino Morosin e Anne Demijttenaere. Questi ultimi due fondarono nel 1996 anche il Museo Opera Bosco, tutt’ora aperto e visitabile scendendo dal borgo di Calcata nella valle del Treja, costituito da una quarantina di sculture e installazioni di vari artisti, disposte in mezzo alla natura e realizzate con i materiali offerti dalla natura stessa.
È la natura dei paraggi, aspra e vivida, a incantare infatti i più, con i pianori che circondano la Valle del Treja, oggi parco regionale, fitti di testimonianze archeologiche, come i ruderi di Narce, città fondata dai Falisci in un periodo in cui questo popolo italico si contendeva il territorio con gli Etruschi. L’antica Faleria dista infatti poco da Calcata, come le Cascate del Monte Gelato o il Monte Soratte, uno dei siti paesaggistici più spettacolari del Lazio, cantato da Ovidio e ammirato, per la sua svettante fisionomia, dai viaggiatori di tutti i tempi nell’appropinquarsi a Roma.
Nel 2010 Calcata è stata premiata con la Bandiera arancione, ovvero il riconoscimento di qualità turistico-ambientale conferito dal Touring Club Italiano a piccoli comuni italiani che si distinguono per un’offerta di eccellenza e un’accoglienza di qualità. Il fatto, poi, che non tutti i luoghi dell’antico borgo siano coperti dal wi-fi è per qualcuno un valore aggiunto. Si ha più agio di perlustrare gli stretti vicoli che, dipartendosi dalla piazza centrale, circondata dalla barocca Chiesa del SS. Nome di Gesù e dal medievale Castello degli Anguillara, conducono verso lo strapiombo luminoso sulla valle, o, al contrario, in quella seconda Calcata invisibile perché sotterranea, fatta di cantine, grotte e cunicoli, a volte più antichi della stessa Calcata, perché di impianto arcaico, anche se è difficile dire se falisco o etrusco. Non si esclude infatti che Calcata sia stata un avamposto militare falisco. Di certo, ora è un avamposto del turismo contemplativo.

L’antico borgo di Calcata, nella Tuscia
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