Redazione GdA
Leggi i suoi articoliMarco Giordano (Torino, 1988) ha studiato a Venezia ed è stato co-fondatore del collettivo artistico «Thank you very much», oggi vive per lo più a Glasgow dove nel 2018 ha fatto una residenza al The Modern Institute. La sua ricerca, a livello formale, da una certa polifonia dei vari media, performance, scultura, scrittura di poesie, suoni, che compongono installazioni piuttosto intense ed immersive, in cui il fruitore si trova sollecitato sotto molteplici punti di vista. Una delle chiavi principali della sua riflessione visuale è certamente la relazione tra tecnologia e natura, un nesso piuttosto problematico per le molte implicazioni etiche ed ambientali che oggi tutti vediamo (e comprendiamo).
Nelle stesse parole dell’artista «un ecosistema per sopravvivere si deve nutrire di un equilibrio interno ed esterno alla sua struttura. Partendo da questo presupposto, sviluppo dei biosistemi che si autoalimentano attraverso la relazione dei diversi elementi che li compongono. In questo equilibrio e disequilibrio dinamico sottoposto a un continuo mutamento, e quindi movimento, elaboro delle installazioni scultoree subordinate al loro divenire performativo. Il loro fluire non è soltanto formale, è una ricerca di superamento della semplice oggettività e non funzionalità di un’opera».
La mostra da Frutta Gallery «My mouth in your mind» (2016) presentava un ecosistema in un progetto che analizzava «l’erotismo in relazione alla voce/suono non umano». Un’installazione che si espandeva in tutta la galleria con pareti ricoperte da pannelli fonoassorbenti dentro i quali l’artista inserì dei manufatti in plexiglass con alcune scritte dipinte (frammenti delle sei canzoni che sono state performate dalla cantante Eleonora Gusmano).
Al centro dello spazio alcuni corpi ibridi titolati «Mouth», che più che sculture erano strumenti musicali composti da elementi organici, elettronici e sintetici. «La loro funzione è quella di dare voce alla loro sessualità, in rapporto all’occhio umano. La sessualità diventa così una forma di conoscenza che nel momento in cui scopre la realtà la distrugge, così come la costante emissione di bolle, che fuoriescono dagli orifizi delle conchiglie, nascono, si sviluppano, muoiono e si rigenerano, in uno stato di eccitazione perenne. Questo ecosistema corale opera sulla base di una collettività sonora che stabilisce una presenza fisica in continua espansione, cercando di stabile un’atmosfera specifica, tra soggetto e oggetto. Come scrive Boeme “le atmosfere non sono qualcosa di relazionale bensì la relazione stessa».
Tra le mostre personali è utile ricordare, The Modern Institute, Glasgow, (2020); Frutta Gallery, Roma (2019); KaOZ (Manifesta 12 Collateral Event), Palermo (2018); Glasgow International Festival (2018); Lily Brooke, Londra (2018); Il Colorficio, Milano (2017); Jupiter Artland, Edimburgo (2017); Frutta, Roma (2016). E tra le mostre collettive, Mediterranea 19 Young Artist Biennale (2021); Foundation Group EDF, Parigi (2021); Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Guarene (2020); Otto Zoo Gallery, Milano (2019); Parco Arte Vivente, Torino (2019); Galeria Wozownia, Torun (2019); MAXXI, Roma (2019); Fruitmarket Gallery, Edimburgo (2019); Frutta, Roma (2018); Monitor, Roma (2018); Mambo, Bologna (2018).
Marco Giordano
• Frutta Gallery
• Opere € 3.000–15.000
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