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Dove Alessandro sconfisse Dario

Melania Lunazzi

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Ceramica preistorica recuperata nel corso della ricognizione effettuata in Kurdistan dalla missione dell’Università di Udine

È tempo di bilanci, in attesa di nuovi finanziamenti, per le campagne archeologiche dirette dall’Università di Udine nella regione autonoma del Kurdistan iracheno, area settentrionale dell’antica Mesopotamia, situata nell’alto Tigri. Sono 830 i siti individuati in quattro anni di lavori fino al 2015 dal Progetto archeologico regionale Terra di Ninive (Parten), nell’ambito della Missione archeologica italiana in Assiria (Maia), e sono compresi in un arco temporale amplissimo che va dalla preistoria del Paleolitico inferiore (cinquecentomila anni fa) al 1900 d.C.

Un progetto diretto da Daniele Morandi Bonacossi, finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, dalla Regione Friuli Venezia Giulia, dall’Università di Udine, dalla Fondazione Crup e da un mecenate privato, lo Studio Giorgiutti e Associati, che per l’estate 2016 prevede, se la Regione concederà nuovi finanziamenti, due nuovi scavi di approfondimento nei siti di Asingrian e Tell Gomel. Una campagna che «oltre all’alto valore scientifico comporta, secondo la Regione Friuli Venezia Giulia, anche altre ricadute importanti dal punto di vista simbolico, della cooperazione e dello scambio culturale».

Al buon esito degli scavi ha anche contribuito la collaborazione con le autorità locali, con la Direzione delle Antichità di Dohuk, e con la Direzione generale delle Antichità del Kurdistan iracheno. Tra le scoperte di rilievo del solo 2015, gli scavi hanno rivelato le prime occupazioni umane preistoriche del Paleolitico inferiore, reperti dell’uomo di Neanderthal (ca 50-40mila anni fa) e necropoli di comunità nomadi (tra il 6000 a.C. e il 1200 a.C.) lungo la catena dei monti Zagros, i primi villaggi del Neolitico ceramico (7000 a.C.), tre miniere per l’estrazione e lavorazione della selce e 300 siti datati tra il 7000 a.C. e il 1900 d.C.

Le campagne hanno inoltre consentito di approfondire lo studio del sistema di canalizzazione neoassiro esteso per oltre 200 km e costruito tra VIII e VII secolo a.C. dal sovrano Sennacherib per irrigare l’entroterra della capitale Ninive. Nell’insieme si tratta di un «potenziale enorme per lo studio della nascita dei primi insediamenti e la loro successiva trasformazione in siti urbani», ha detto Morandi Bonacossi. I prossimi scavi si concentreranno invece ad Asingrian sulla cosiddetta «Collina di ferro» (questo il significato del nome in curdo) e su Tell Gomel, uno dei siti più grandi identificati dalla missione, sia per estensione (20 ettari) sia per spessore della sequenza insediativa (40 m di deposito archeologico). Qui nel 331 a.C., Alessandro Magno sconfisse il re persiano Dario III, aprendosi così la strada per la conquista di Babilonia, Susa, Persepoli ed Ecbatana, capitali dell’impero della dinastia achemenide. 

Melania Lunazzi, 10 marzo 2016 | © Riproduzione riservata

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