Guglielmo Gigliotti
Leggi i suoi articoliRoma. È morto a Roma, sabato 8 dicembre, Enrico Crispolti. Era nato nella capitale il 18 aprile 1933, e aveva dedicato la sua vita alla comprensione profonda dei fatti d’arte. Prima sulla scorta del suo discepolato con Lionello Venturi, poi come indagatore autonomo di tutti gli aspetti (storici, linguistici, sociali, antropologici) dei fenomeni estetici dell’arte del ’900.
Dal suo sterminato archivio personale di libri, cataloghi, riviste, fotografie, carteggi, sono usciti alcuni dei più originali e articolati, nonché rivoluzionari, studi sul Futurismo, sull’arte sociale, sulla scultura contemporanea, sull’Informale e sulla Pop art.
Molti i suoi studi monografici (su Cagli, Afro, Mirko Reggiani, Dova, Mannucci) e i cataloghi generali curati (Fontana, Baj, Guttuso), molte le sue perlustrazioni dell’arte del suo tempo, e delle motivazioni profonde che stavano alla base, ad esempio, dell’arte urbana e dell’intervento nel sociale (nel 1976 curò per la Biennale di Venezia la sezione italiana «Ambiente come sociale»).
Con mostre e testi fondamentali, a partire dai primi anni ’60, fece più grande il Futurismo, espandendone i confini cronologici (coniò la dizione di «secondo Futurismo» per includere quanto sotto questa bandiera s’era fatto nel periodo tra le due guerre) e disciplinari (le arti applicate).
Le mostre su Balla, Prampolini, Pannaggi, e le tante mostre su temi specifici del movimento, curate in Italia e all’estero, erano ricostruzioni globali di mondi, mediante l’apparato che si dispiegava nei cataloghi, negli allestimenti e nell’impianto critico dei testi. In molti di questi lavori coinvolgeva sovente i migliori dei suoi allievi.
Enrico Crispolti sarà infatti ricordato anche come didatta, per la sua attività di docente di Storia dell’arte contemporanea all’Accademia di Belle Arti di Roma (1966-73), all’Università di Salerno (1973-84) e presso l’Università di Siena (1984-2005), dove ha anche diretto per 18 anni la Scuola di specializzazione in Storia dell’arte. Poco prima di morire stava lavorando alla realizzazione del catalogo generale dell’opera di Gianni Dova.
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