Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image
Image

Era nei libri il cuore di tenebra di Bacon

Image

Franco Fanelli

Leggi i suoi articoli

Nel suo studio londinese Francis Bacon conservava una biblioteca di oltre 1.300 volumi di poesia e prosa; sappiamo di letture spazianti da Henry James ad Agatha Christie, da Francis Scott Fitzgerald a William B. Yeats, da Georges Bataille a Shakespeare. L’artista irlandese più volte dichiarò le sue passioni letterarie, con una particolare predisposizione per la tragedia greca (di Eschilo e Sofocle soprattutto) e per la poesia. Marco Tonelli (Roma, 1971), critico d’arte ed ex assessore alla Cultura di Mantova, ha scandagliato il mondo letterario latente o evidente nelle tele baconiane, con la stessa meticolosa attenzione «archeologica» dedicata dagli studiosi al mare magnum di immagini conservate nel caotico atelier in 7 Reece Mews. Se nelle pagine del ’900, da Joyce a Gadda, da Kafka a Svevo, gli eroi sono commessi viaggiatori, impiegati o ingegneri malinconici proiettati in una dimensione epica, mitica o tragica, in questo processo di trasfigurazione dell’ordinarietà c’è spazio anche per sordidi, delinquenziali personaggi che vegetano nei bassifondi metropolitani: è il caso di Sweeney, scimmiesco protagonista dei versi di Thomas S. Eliot, che a un certo punto lo tramuta in un Enea forse omicida, di guardia alla Porta di Corno, uno dei due accessi, nel poema di Virgilio, all’universo dei sogni. Lo stesso fa, in una pittura strettamente intrecciata con la sua vita privata, Francis Bacon. Sweeney si affaccia con evidenza in un’opera come «Trittico. Studio per il corpo umano» del 1970, ma Tonelli, nella sua ricognizione, fornisce un vastissimo repertorio di esempi analoghi. Ecco allora l’urlo del conradiano Kurtz nelle bocche spalancate di papi e babbuini; la solitudine di tanti personaggi galleggianti nello spazio pittorico come analogo pittorico di quelli monologanti che popolano il teatro di Beckett; la musa e modella Henrietta Moraes inchiodata alla tela da una siringa ipodermica con la stessa crudezza di una pagina di Pasto nudo di William Burroughs, che il pittore aveva conosciuto durante i soggiorni a Tangeri. Pittore letterato ma mai letterale, illustrativo o citazionista, Bacon, al contrario, è secondo Tonelli un dottor Frankenstein che dà vita «a un nuovo tipo di essere umano: mostro, cyborg o altro che fosse, quel corpo ripartiva dall’uomo per formare una specie diversa». Ma c’è dell’altro, se si considera che la pittura è per Bacon l’oggetto di un processo di immedesimazione totale. Ad esempio, il suo stesso modus operandi, evidente soprattutto nella ritrattistica e basato su pentimenti, cancellature, tentativi, sino all’azzardo del colpo risolutivo di straccio o di pennello, ha a che fare con l’alea del giocatore di Dostoevskij, quell’Alexej Ivànovic con il quale l’artista condivideva la passione per la roulette. Quanto alla tragedia «vera», il pittore ebbe modo di viverla personalmente con il suicidio del suo amante George Dyer; la visse in maniera impassibile, presenziando, il giorno dopo, alla vernice di una sua retrospettiva al Grand Palais di Parigi, ma elaborò il lutto in maniera indimenticabile, tramutando il suo Sweeney in un eroe shakespeariano sulle tele che compongono «Trittico maggio-giugno», del 1973. Parafrasando Jean Genet (altro autore caro a Bacon) forse, nel ’900, anche per creare grande pittura «il faut d’abord être coupable».

Francis Bacon. Le «atmosfere» letterarie di Marco Tonelli, 184 pp., ill., De Luca Editori d’Arte, Roma, 2014, € 25,00

Franco Fanelli, 12 febbraio 2015 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Il 25 ottobre di 100 anni fa nasceva l’uomo che tramutò la pittura in oggetto (e viceversa) e aprì le porte alla Pop art. Il suo impegno sociale, la sua multidisciplinarità, l’interattività e la trasversalità di alcune sue opere e la sua ricerca sul ruolo dell’immagine sono tra gli elementi che lo rendono particolarmente attuale

53 anni dopo la storica mostra alla Gam di Torino, lo stesso museo dedica all’artista originario di Rovereto una retrospettiva con oltre 150 opere

Sin dall’inizio l’artista britannica lavora su un unico soggetto: sé stessa, il suo corpo, i suoi desideri, il suo dolore. Eppure, l’ex (?) bad girl riesce a parlare a tutti, forse più di quanto non facciano molte ambiziose opere politicamente corrette esposte alle «etnobiennali» di oggi

Al Kunstmuseum, in sequenza, due mostre parallele raccontano l’eresia e la ribellione di due artiste torinesi agli antipodi (o quasi)

Era nei libri il cuore di tenebra di Bacon | Franco Fanelli

Era nei libri il cuore di tenebra di Bacon | Franco Fanelli