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Francesca Lavazza

Francesca Lavazza al Castello di Rivoli chance imperdibile

Se la candidatura sarà confermata, ne beneficeranno anche Torino e l’arte contemporanea italiana

Alessandro Martini

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La candidatura è di quelle che pesano: Francesca Lavazza Presidente del Museo di Arte Contemporanea del Castello di Rivoli. Una scelta che, se confermata, come indicato anche dal Corriere Torino, porterebbe a presiedere il museo una delle figure culturalmente più impegnate del grande establishment imprenditoriale torinese ed italiano.

Una scelta in continuità con i valori del Castello di Rivoli, così ben rappresentati durante il suo mandato, dal compianto Fiorenzo Alfieri, storico (e assai rimpianto) assessore comunale alla Cultura, scomparso il 13 dicembre scorso a 77 anni; ed anche la materializzazione della volontà di imprimere una spinta propulsiva alle ambizioni e alla visione futura circa il ruolo culturale del museo.

Tra passato e futuro si potrebbe dire: i valori così ben identificati nella collezione di Arte Povera in un dialogo evolutivo con la rappresentante di una famiglia imprenditoriale di scala mondiale. In fondo, era il 17 maggio 2018 quando la stessa Francesca Lavazza inaugurava, come main sponsor, la mostra «Arte Povera: una rivoluzione creativa» che il Castello di Rivoli organizzava all’Ermitage di San Pietroburgo. Forse un’anticipazione di quello che (ci auguriamo) potrà essere.

Francesca Lavazza è membro del Cda dell’azienda di famiglia, fondata a Torino nel 1895, e oggi multinazionale in salute. Ma soprattutto è stata dal 2005 al 2015 direttrice Corporate Image di Lavazza. A lei, cioè, si devono le maggiori operazioni condotte dall’azienda torinese in campo culturale, e non solo. Se la Lavazza è oggi, ad esempio, sponsor di tutti i tornei del Grande Slam di tennis (da Wimbledon al Roland Garros), impegnata a sostenere numerose mostre e attività culturali in giro per il mondo, partner di grandi istituzioni come il Guggenheim Museum di New York, la Peggy Guggenheim Collection di Venezia, i Musei Civici Veneziani e, appunto, l’Ermitage di San Pietroburgo, lo si deve sicuramente al suo approccio alla questione culturale.

Come il progetto del «Calendario Lavazza», nato nel 1992, negli anni ha visto la collaborazione con grandi nomi della fotografia internazionale (Elliott Erwitt, Annie Leibovitz, Steve McCurry, Helmut Newton, per citarne alcuni), fino all’edizione 2020 affidata a David LaChapelle.

Dal 2016 siede anche nel board of trustees della Solomon R. Guggenheim Foundation di New York: incarico che ha fatto seguito alle mostre sostenute da Lavazza presso il museo newyorkese, in particolare quelle dedicate all’arte italiana del Novecento, tra cui «Italian Futurism, 1909–1944: Reconstructing the Universe» (2014) e «Alberto Burri: The Trauma of Painting» (2015-16), oltre a «Moholy-Nagy: Future Present» (2016).

Sarà chiamata ad una grande sfida, quella di affermare il museo a livello internazionale, portarlo al centro del grande dibattito culturale. Per la città di Torino ed il Castello di Rivoli sembra un’occasione irripetibile. A maggior ragione perché si creerebbe un duo la cui energia e forza avrebbe pochi eguali: Francesca Lavazza (Presidente) e Carolyn Christov-Bakargiev (Direttrice). Difficile immaginare qualcosa di più forte di così.

Francesca Lavazza

Alessandro Martini, 27 gennaio 2021 | © Riproduzione riservata

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