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Lidia Panzeri
Leggi i suoi articoliSi apre con una serie di «Capolavori ritrovati della collezione di Vittorio Cini» la Galleria di Palazzo Cini a San Vio, nel palazzo che era la casamuseo del conte Cini a Venezia. Dall’8 aprile al 15 novembre, infatti, sono esposte le opere della sua collezione privata, inedite al grande pubblico. Un excursus nella storia dell’arte, che data dal Trecento fino al Settecento.
S’inizia dal Maestro dell’Incoronazione e da Michele Giambono e dalla sua preziosa tavola di «San Francesco che riceve le stigmate». Il Rinascimento trova invece il suo apice nel confronto tra la «Madonna Speyer» (dal nome della collezione di New York) di Carlo Crivelli (1455 ca) e la «Madonna con il Bambino e i santi Giovanni Battista e Francesco», considerata il capolavoro di Bartolomeo Montagna (1485 ca). Sempre in tema di confronti, ineludibile è quello tra i ritratti virili di Bernardino Licinio e di Lorenzo Lotto.
Quasi del tutto inedito «San Giorgio che uccide il drago», frammento di una pala databile intorno al 1520 con una vicenda di attribuzione che varia da Giorgione a Palma il Vecchio per approdare, recentemente, a Tiziano. Il nucleo più consistente, comunque, si riferisce ai maestri del Settecento: i due giovanili «Capricci», con rovine antiche, di Canaletto in competizione con altri quattro «Capricci» di Francesco Guardi, insieme a due bozzetti per pale d’altare di Giambattista Tiepolo. Dal punto di vista documentario, preziosi i tre album di disegni relativi alla storia di Venezia di Antonio Guardi. Di cui peraltro sono recuperate anche le tre tele che ornavano un soffitto di Palazzo Zulian a Cannaregio, raffiguranti tre elementi: Vulcano, Nettuno e Cibele.
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